«Una delle prime ipotesi, al momento, è che a provocare l’incendio sia stato il vetro». Il primo sopralluogo della Commissione regionale antimafia nella discarica di Bellolampo a Palermo tende ad escludere la mano dolosa dell’uomo dietro ai roghi che hanno devastato la quarta vasca dell’impianto. Nulla di certo però. Gli inquirenti vanno avanti nelle loro verifiche e come sottolineato ieri dal sindaco Roberto Lagalla, presente anche questa mattina, sono state acquisite le immagini di video sorveglianza, ma da un primo colloquio con gli operatori una delle possibilità potrebbe essere l’autocombustione.
I primi roghi sono divampati intorno alle 14, momento in cui le temperature avevano raggiunto il picco massimo e il vetro presente all’interno delle vasche potrebbe aver fatto il resto: «Faremo ulteriori approfondimenti - dice Antonello Cracolici, presidente della commissione -, dai primi colloqui con gli operatori ci sembra di capire che il calore è stato il motivo dell’innesco attraverso materiali come il vetro che possono costituire un fattore di accensione. È difficile che i fuochi si accendano soli e questa è un’area di non facile access per i piromani di professione, quindi è possibile che qui si tratti di autocombustione, ma abbiamo il dovere di approfondire e chiameremo dei tecnici».
L’attenzione si sposta anche sul futuro dell’impianto: per la discarica è arrivato il tempo di alcune trasformazioni soprattutto in vista del cambiamento climatico e dei rischi, se si dovesse accertare l’autocombustione, per la città. «Qui il tema è anche il futuro - prosegue - Cracolici -, al di là del fuoco, dovremmo cominciare a fare una riflessione sulla gestione dei rifiuti. Questo sito rischia di essere una bomba che può esplodere da un momento all’altro. Bisogna ipotizzare infrastrutture che possano reggere sfide che fino ad ora non conoscevamo».
Commissione, primo cittadino, assessore regionale all’Energia e servizi di pubblica utilità Roberto Di Mauro, guidati dall’amministratore unico di Rap, Giuseppe Todaro hanno esplorato i luoghi dell’incendio, accertandosi che nessuno potesse raggiungere i punti da cui sono scaturiti i primi focolai. Che si sono poi propagati con velocità disarmante a causa dei circa 40 nodi di scirocco che soffiavano sulla città in quei momenti: «Una situazione drammatica - la definisce il numero uno di piazzetta Cairoli -, c’erano 50 gradi e oltre 40 nodi di scirocco che con velocità impressionante ha fatto divampare il fuoco. A causa delle elevate temperature raggiunte, le nostre ruspe cingolate si sono fermate e abbiamo immediatamente attivato noleggi di altri mezzi arrivati in poche ore ma ormai le fiamme si erano impossessate della vasca».
Todaro però sottolinea il grande lavoro svolto dagli operatori della Rap: «In due giorni abbiamo spento un incendio di dimensione enormi - dice -. Si, il vetro può essere una possibilità ma come ha detto l’onorevole (Antonello Cracolici, ndr) non abbiamo alcun titolo per poter affermare con certezza nulla». «Bellolampo è una bomba ecologica che deve essere messa monitorata con sistemi di controllo e di sicurezza evoluti tecnologicamente perché, per effetto dei cambiamenti climatici, questi episodi potrebbero verificarsi nuovamente - sottolinea Roberta Schillaci, componente Antimafia regionale, del M5S -. Inoltre ho sollecitato, così come ho chiesto con un ordine del giorno già depositato, che venga avviata un'attività di verifica - oltre che dall'Arpa e dall'Asp - anche da parte dall'assessorato regionale della Salute e dall'Istituto zooprofilattico per capire se sono state inquinate le filiere alimentari e quelle destinate agli animali»
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