Vigilia ad alta tensione per il 31° anniversario della strage di via D’Amelio, che si celebra mercoledì a Palermo. Dopo gli scontri dello scorso 23 maggio, quando alcuni manifestanti del corteo alternativo sono entrati in contatto con gli agenti in tenuta antisommossa a pochi metri dall’albero Falcone, dove sul palco stava parlando Maria Falcone per concludere la giornata commemorativa della strage di Capaci, c’è preoccupazione per il doppio corteo in memoria di Paolo Borsellino e dei cinque agenti della scorta assassinati nel ‘92. Alla tradizionale fiaccolata organizzata ogni anno dalla destra con la premier Giorgia Meloni, che ha confermato la sua presenza, si contrappone infatti il corteo con lo slogan «Basta Stato-Mafia» promosso da tredici sigle - tra cui la Cgil e le Agende rosse di Salvatore Borsellino - con un’adesione massiccia di partiti, associazioni e movimenti di sinistra. E anche se le due iniziative si svolgeranno a distanza di cinque ore l’una dall’altra, l’attenzione di prefettura e questura è massima: il primo corteo partirà alle 15 proprio dall’albero Falcone e raggiungerà via D’Amelio, dove alle 16.58 sulle note del silenzio saranno ricordate le vittime della strage. La fiaccolata della destra è in programma alle 20 da piazza Vittorio Veneto i manifestanti raggiungeranno via D’Amelio. A conferma del clima molto teso che si respira in città ci sono le parole del fratello di Borsellino, Salvatore: «Non vogliamo che ci siano avvoltoi in via D’Amelio, ipocriti che portino corone e onori fasulli - spiega - Ho promesso che non avrei più permesso simboli di morte laddove c’è l’Albero della pace voluto da mia madre e dove intendo realizzare un Giardino della pace». Nel mirino delle Agende rosse c’è il ministro della giustizia Carlo Nordio: «Le sue esternazioni - attacca il fratello del magistrato -, al di là del loro esito, hanno mostrato la volontà di demolire la legislazione pensata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per dare gli strumenti necessari a combattere la criminalità organizzata. E se avrò modo di incontrare il premier Meloni - aggiunge - le vorrei chiedere come si concilia il suo entrare in politica dopo la strage di via D’Amelio e la morte di Paolo Borsellino e le esternazioni di un suo ministro che promette di smantellare la legislazione antimafia attaccando proprio l’articolo del concorso esterno in associazione mafiosa eliminando il quale la quasi totalità dei processi per mafia verrebbero ad essere annullati. Io da Giorgia Meloni non mi aspetto parole ma fatti. Lo censuri o lo faccia uscire dal governo come si merita». Al questore Leopoldo Laricchia che stamani l’ha convocato per spiegargli che la reazione della polizia il 23 maggio fu la conseguenza di provocazioni da parte di alcuni manifestanti, Salvatore Borsellino ha assicurato che «questa volta non ci saranno problemi: sarò io ad accogliere i giovani del corteo delle associazioni e insieme entreremo in via D’Amelio. Forse all’albero Falcone è mancato questo». E con rammarico aggiunge: «L’antimafia non si è spaccata oggi, le varie organizzazioni non hanno lavorato all’unisono anche perché si occupano di cose diverse. Libera di beni confiscati, le Agende rosse di giustizia e verità. Purtroppo quello che mi ha addolorato in questo ultimo anniversario è chi ha trovato la maniera di attaccare i movimento delle Agende rosse, predicando che non ci siano divisioni». Al corteo non ci sarà invece la Cisl, i suoi dirigenti si ritroveranno davanti all’ulivo in via D’Amelio. Ma le iniziative per ricordare il giudice non si fermeranno mercoledì: due giorni dopo, venerdì 21, nell’hotel San Paolo Palace confiscato a cosa nostra Fratelli d’Italia ha organizzato un convegno. «Bisogna parlare di mafia con proposte politiche perché la mafia prospera dove lo Stato è assente - ha detto il capogruppo di FdI al Senato Lucio Malan presentando l’iniziativa - Bisogna promuovere la legalità e la presenza dello Stato, altrimenti si crea lo spazio per la criminalità. È questa la stella polare della nostra azione politica».