Palermo

Giovedì 09 Gennaio 2025

Palermo, la statua di un balilla «sanzionata» dal Movimento femminista «Non una di meno»

 
 
 
 
 

Dopo la sfilata di ieri del Palermo Pride, in un comunicato l’associazione Non una di meno rende noto che In piazza Castelnuovo è visibile una statua da loro «sanzionata» nel corso della parata. Il movimento ha condiviso il carro con il centro sociale Anomalia, l'assemblea popolare ecologista-Ape, Usb-unione sindacato di base, Officine del Popolo, «dando vita - si legge nella nota - ad un carro espressione di un blocco sociale che quotidianamente porta avanti la lotta contro il governo e una classe dominante capitalista e patriarcale». Giunti davanti al palchetto della musica, le attiviste di Non una di Meno «hanno sanzionato e risignificato una statua rappresentante un balilla per affermare che in città non c'è spazio per i fascisti né per qualsivoglia narrazione celebrativa e ipocrita di una storia e di modelli in cui non ci riconosciamo». Nel comunicato le attiviste si presentano così: «Siamo donne, soggettività non binarie, studenti, migranti, abitanti dei quartieri popolari, persone precarie e che vivono la povertà economica. Siamo persone affette da malattie invisibili, siamo persone che subiscono la distruzione e l’espropriazione dei territori, siamo persone a cui i diritti civili e sociali sono negati». Non una di Meno dice che «monumenti, statue, nomi di piazze e strade portano con sé la celebrazione e gli strascichi di pratiche e ideologie fasciste, patriarcali, colonialiste, omolesbobitransfobiche. È arrivato il momento di costruire le nostre città secondo i nostri bisogni e i nostri desideri». Da qui la scelta di «risignificare» la statua del «Piccolo falciatore», bambino balilla realizzato da Antonio Ugo, «scultore che opera in epoca fascista - spiega la nota - rispecchiando perfettamente quel periodo storico. Essa rappresenta un corpo sfruttato divenuto strumento di propaganda fascista: l'eteronormatività bianca, abilista, occidentale, borghese ed esclusiva. Oggi risignifichiamo questa statua con i nostri simboli, le nostre idee e le nostre pratiche». «I monumenti - prosegue il movimento - giocano il loro ruolo in quanto testimonianza di chi può e ha potuto governare lo spazio pubblico, di chi può e ha potuto occupare lo spazio pubblico. Abbiamo bisogno di rompere i modelli imposti reimmaginando lo spazio intorno a noi: uno spazio transfemminista e quindi antifascista, antirazzista, decoloniale. Uno spazio in cui l’intersezionalità abbia le sue narrazioni e le sue rappresentazioni. Uno spazio in cui i nostri corpi trovino la loro legittimità e il proprio senso di appartenenza».

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