Settecento dipendenti senza stipendio. È forse l'effetto più doloroso e preoccupante del sequestro dei conti correnti dell'Amap in seguito all'inchiesta della Procura europea su presunte irregolarità di un prestito da 20 milioni ottenuto dalla Bei, la Banca europea degli investimenti.
In via Volturno le facce sono nere, preoccupate, con qualche punta di sorpresa. Raccontano che i bonifici sono stati bloccati proprio all'ultimo minuto. Sindacati già inquieti e in assetto di guerra, lavoratori pronti a seguire ogni forma di protesta (lunedì è previsto un sit-in davanti alla prefettura). E l'amministrazione che cerca di mediare. Ieri il vicesindaco, Carolina Varchi si è fatta vedere in azienda, ha tenuto una riunione anche con alcuni rappresentanti sindacali. Un modo per dire che il socio di maggioranza c'è e non abbandonerà la società: «Faremo di tutto per garantire la piena operatività all’azienda. Non vogliamo sfuggire all’inchiesta - dice la Varchi - ma se serve a liberare i conti siamo disponibili a indicare altri beni su cui dirottare il provvedimento di sequestro».
Alessandro Di Martino, amministratore unico, indagato assieme al direttore generale (Giuseppe Ragonese) e all'ex presidente (Maria Prestigiacomo) lo incontriamo a metà mattinata mentre arriva in sede. Cupo, riservato, stretto nel vestito blu. Tra l'altro il provvedimento del gip, Angela Lo Piparo, ha previsto il sequestro anche dei conti personali degli indagati. Non c'è molto da stare allegri, insomma. Di Martino non ha molta voglia di commentare: «Devono parlare i fatti, basta parole».
Ma i fatti, in questo momento, dicono che l'azienda che gestisce il servizio idrico in città e nella maggior parte dei paesi della provincia, rischia di bloccarsi. E non solo perché al momento non c'è la liquidità per i salari, ma perché così si bloccano anche le forniture: dall'energia elettrica all'acquisto dei ricambi per i potabilizzatori fino al cloro per la disinfezione dell'acqua. «Da qui a una settimana - spiega un impiegato - se non cambia qualcosa praticamente ci fermiamo del tutto».
Ieri è stato scelto (per sorteggio da una lista fornita dall'Ordine degli avvocati, come ha chiesto il Comune) il legale che assisterà l'azienda: si tratta di Giovanni Di Benedetto. «La finalità – ha spiegato la Varchi – è prima di tutto quella di interloquire con l'autorità giudiziaria per garantire livelli occupazionali e continuità aziendale». Detto in altre parole: stipendi e fornitori.
Ieri da via Volturno è stato diramato un comunicato col quale si comunica che del problema è stato investito il prefetto esponendo «per le valutazioni del caso» che «i servizi forniti alle utenze sono da ritenersi essenziali», in particolare «alla popolazione di 47 Comuni dell'area metropolitana, fra cui il capoluogo, con una popolazione di circa un milione di residenti».
«Chiediamo subito una convocazione per affrontare l’emergenza e intanto dichiariamo lo stato di agitazione», è la risposta immediata che arriva da Calogero Guzzetta e Nino Musso della Filctem Cgil e Maurizio Terrani della UilTec. E aggiungono: «Aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso ma siamo preoccupati per il futuro dei lavoratori e dei cittadini».
Si muove anche Federenergia Cisal. «Siamo estremamente preoccupati - dice il segretario Giuseppe Badagliacca -: gli istituti bancari hanno infatti bloccato il pagamento degli stipendi e anche le forniture potrebbero essere a rischio, dal carburante alle sostanze per il trattamento delle acque. Chiediamo alle istituzioni di intervenire per evitare un'emergenza che potrebbe travolgere Palermo e quasi tutta l'area metropolitana». Anche la Cisal lunedì mattina ha organizzato un sit-in in via Cavour.
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