Sono ancora sotto minaccia di sgombero le famiglie che da circa 10 anni occupano l’ex convento di Santa Maria della Pietà, in via Alloro, a Palermo. Secondo alcune voci, non confermate dall’amministrazione comunale, l’intervento delle forze dell’ordine per liberare l’edificio dovrebbe avvenire martedì prossimo, 2 maggio. Nel frattempo, la Comunità educante - Mandamento Tribunali, che da tempo segue la vicenda degli occupanti, ha reso pubblica una lettera aperta rivolta alle autorità locali, alla prefettura, alle associazioni e sindacati e a tutti i cittadini, per fare chiarezza su alcuni passaggi burocratici e per riaprire il dialogo tra le parti e scongiurare l’intervento coatto. «Le notizie circolate nelle ultime settimane - spiega Lara Salomone della comunità educante - sono false. Si è detto che lo sgombero è avvenuto in maniera pacifica e che le famiglie hanno accettato la proposta del Comune di essere trasferite in una struttura d’accoglienza di Boccadifalco. Non è così: finora solo due famiglie hanno ottenuto una vera casa, altre due sono iscritte alla graduatoria per l’emergenza abitativa e hanno ricevuto la promessa di una casa a breve; tutte le altre, circa 20, sono ancora dentro l’ex convento e sotto minaccia di sgombero». Tre nuclei familiari avevano, in effetti, accettato di trasferirsi nella struttura di accoglienza, salvo poi rientrare nell’edificio della Kalsa a causa degli orari restrittivi di entrata e uscita. L’amministrazione comunale, però, sembra ancora intenzionata a seguire la linea della collaborazione per evitare lo sgombero e trovare una soluzione alternativa per tutte le famiglie. «Avevamo proposto la struttura di Boccadifalco - spiega l’assessore Antonella Tirrito - poiché lì i nuclei familiari sarebbero stati seguiti, potevano sostare anche il giorno e rimanere tutti insieme. Avevamo messo a disposizione pullman per frequentare la scuola. Non tutti hanno accolto, e chi lo ha fatto si è poi tirato indietro. C’è stato un momento di frizione, ma siamo ancora intenzionati a collaborare, dando il tempo e l’assistenza per i traslochi. Non c’è la volontà di buttarli fuori nonostante siano abusivi e l’edificio sia pericolante». La parte più precaria della struttura è quella contigua a Palazzo Abatellis; il comune ha quindi emesso un’ordinanza di messa in sicurezza, a carico della prefettura. Dal prefetto è arrivata la richiesta di liberare l’ex convento dagli occupanti. «Le famiglie si sono spostate tutte nella parte integra dell’edificio - conclude Lara Salamone -. Credo che non si possa affrontare il problema delle occupazioni in modo improvvisato e con la logica degli sgomberi. Ci vuole interesse a risolvere davvero una situazione di proporzioni enormi».