«Non è più sostenibile imporre ai lavoratori 10 ore di lavoro al giorno, carenze e ritardi che perdurano, si risolvano immediatamente le cause e non ci si nasconda dietro gli effetti». Lo dicono i sindacati di Rap, l’azienda dei rifiuti a Palermo, Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel intervenendo «sull’eventuale - dicono - rischio di compromissione dell’equilibrio economico-finanziario della Rap che è stato oggetto di confronto tra l’amministrazione comunale e la Rap anche nei giorni scorsi».
I sindacati ricostruiscono la storia dei conti della Rap: nel 2019, nel 2020 e nel 2021 rispetto ad un gettito Tari pari a 128 milioni iva compresa, il corrispettivo in favore della Rap è stato pari a 108 milioni oltre iva. Nel 2022 invece, anche se il gettito Tari è stato pari in tutto a 130 milioni, quindi cresciuto, all’azienda sono stati stralciati 8 milioni di corrispettivo dal proprio contratto, sceso quindi da 108 milioni oltre iva a poco di 100 milioni oltre iva. «Qualcuno al Comune di Palermo, potrebbe obiettare però che, nel corso del 2022, alla Rap sono stati riconosciuti 21 milioni di extracosti, fatto realmente accaduto, ma per non apparire smemorati va ricordato che gli extracosti in questione, sono stati il rimborso di costi sostenuti da Rap nel 2020 per conferire nelle discariche catanesi, non di certo risorse aggiuntive» dicono.
Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel proseguono: «Agli 8 milioni stralciati dal contratto di servizio nel 2022 vanno inoltre sommati i circa 3 milioni che il Comune ha caricato sulla Rap per la vicenda della transazione vecchie vasche di Bellolampo. Per la stessa vicenda, già nel 2021 il Comune aveva caricato sull’azienda poco più di 4 milioni di costi». Cosi le segreterie ricapitolano: meno 8 milioni sul contratto di servizio, meno 7 milioni per la transazione vasche, a fronte della restituzione di somme spese dall’azienda per gli extracosti del 2020, il Comune si è già trattenuto 15 milioni e «la burocrazia comunale ne è consapevole». «È opportuno ricordare - contnuano - che il gettito Tari, per legge, deve essere destinato a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, se il Comune ha già un gettito Tari pari a 130 milioni, nel rispetto della legge potrà certamente riconsegnare alla propria partecipata la provvista necessaria a mantenere nel 2023 l’equilibrio economico finanziario, 108 milioni oltre iva. Il profilo regolatorio dell’Arera, utilizzato da qualcuno come spauracchio per non ritoccare il corrispettivo, è lo specchietto per le allodole, la revisione del Pef infrannuale straordinaria è una condizione prevista e percorribile. A maggior ragione se è già vigente un gettito pari a 130 milioni».
«Unica certezza - proseguono - al momento continua ad essere che in ragione di un accordo sindacale i lavoratori sono continuativamente in servizio più di 10 ore al giorno, provando così a sopperire alla carenza di mezzi, sempre più inadeguati e di personale sempre più assottigliato dai pensionamenti. Nulla di nuovo si è registrato su questi due fronti, niente mezzi nuovi e niente assunzioni, e pertanto invitiamo tutti ad esprimere giudizi molto più equilibrati sui servizi resi, non partendo dagli effetti che resteranno più o meno tali se non si risolvono le cause e le criticità abbondantemente conosciute».
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