Dal Parlamento siciliano la sfida si sposta nel partito. Nel giorno del lutto cittadino a Palermo per la morte del missionario Biagio Conte, a Palazzo dei Normanni s'è consumato l’ennesimo atto della guerra fratricida dentro Forza Italia, che va avanti ormai da un anno. Pochi minuti prima che l’Ufficio di presidenza dell’Ars si riunisse per votare sulla richiesta di deroga per il gruppo parlamentare di Fi 2 - perché sotto la soglia minima di 4 deputati - con una mossa a sorpresa Miccichè ha ritirato l’istanza.
Risultato? Passa al gruppo Misto. Con lui il deputato Michele Mancuso, mentre Nicola D’Agostino, che lo aveva affiancato fino ad oggi, sceglie il ricongiungimento con il governatore Renato Schifani, iscrivendosi al gruppo di Forza Italia all’Ars guidato da Stefano Pellegrino, e che sale ora a 11 componenti. Si conclude così la sfida tutta parlamentare tra le fila azzurre che ha tenuto banco da quando Miccichè e Schifani non hanno più rapporti.
Ai fedelissimi il leader confida che non mollerà mai. «La delega per le liste è mia», ripete. In Sicilia si voterà in oltre 120 Comuni, tra cui Catania e Trapani. Gli anti-Miccichè sono certi invece che alla fine sarà Berlusconi a decidere e attendono il cambio alla guida del partito. Intanto, l’ex presidente dell’Ars minimizza l’esito parlamentare. «È solo una questione tecnica, sarà gruppo Misto-Forza Italia: organizzazione e personale resta quello attuale», dice Miccichè.
Non ci sarà però D’Agostino: «Sono dispiaciuto per la decadenza del gruppo Fi, ma oggi è necessario fare chiarezza, sia dentro l’Ars che fuori dal Parlamento. Ho votato per Renato Schifani e il mio rapporto di stima col presidente è stato eccellente».
A rincarare la dose è il capogruppo di azzurro Stefano Pellegrino: «Fi è l’unico gruppo all’Ars, chiudendo una anomalia che speriamo sia del tutto superata a tutto vantaggio della indispensabile collaborazione e sinergia che deve esserci tra Parlamento e governo».
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