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Miccichè ai ferri corti con Schifani sceglie l’Ars: resto per difendermi

Gianfranco Miccichè e Renato Schifani

In Sicilia lo scontro interno a Forza Italia non si placa. Anzi. Nella roccaforte degli azzurri il clima è sempre più incandescente. E rischia di avere conseguenze per il partito in vista delle amministrative di primavera ma anche per la tenuta del centrodestra all’Assemblea siciliana.
I rapporti tra Gianfranco Miccichè, leader di Fi nell’isola, e il governatore Renato Schifani, rimangono pessimi. I due non si parlano ormai da due mesi.
Finora non è servita neppure la mediazione di Silvio Berlusconi a rasserenarli. E le parole di Miccichè oggi in Parlamento non fanno intravedere bagliori di luce. «Domattina consegno le dimissioni dal Senato. Rimango in Sicilia e in quest’aula», ha detto l’ex presidente dell’Ars parlando all’aula anche se Schifani non era presente tra i banchi del governo.

La deroga ai gruppi

«Uno dei motivi che mi ha convinto a rimanere è che sento il bisogno, oltre al dovere, di difendermi», ha aggiunto. Dopo la scelta di Tommaso Calderone di optare per la Camera, il gruppo parlamentare di Miccichè è sceso da quattro a tre componenti (9 i deputati dell’altro gruppo azzurro che fa capo a Schifani); adesso serve una deroga della Presidenza dell’Assemblea per potere mantenere il gruppo. Ed è qui che Miccichè ha usato parole dure, rivelando di avere ricevuto da un giornalista l’anticipazione che la Presidenza non vorrebbe concedergli la deroga.
«Nella precedente legislatura la deroga è stata data in tre occasioni: a FdI, alla Lega e a Sicilia Futura. Nei sette anni che ho fatto da presidente all’Ars sono state concesse sette deroghe in sette anni: 5 a partiti di maggioranza e 2 a gruppi di opposizioni - ha affermato Miccichè - La scelta non può dipendere dal fatto che un gruppo è antipatico al presidente della Regione siciliana».
E rivolgendosi al presidente dell’Ars Gaetano Galvagno ha aggiunto: «L’Ars è libera o è condizionata dalla discrezionalità per la cattiveria del presidente della Regione?». Galvagno ha assicurato che sarà il Consiglio di presidenza dell’Ars, composto da dieci membri, a votare sulla concessione o meno delle deroga.

Il nodo amministrative

Ma i dissapori interni a Forza Italia sembrano aumentare giorno dopo giorno. La questione più calda è quella delle prossime amministrative.
In Sicilia si voterà in oltre 120 comuni, tra cui Catania e Trapani. Miccichè ha sempre rivendicato la titolarità del simbolo, facendo intendere che le liste le farà lui.
«Penso che la gente e i nostri elettori si siamo stancati delle liti da retrobottega e dei teatrini della vecchia politica contro cui, del resto, è sceso in campo fin dal ‘94 il nostro presidente Silvio Berlusconi. Sono vicende a cui guardano solo pochi soggetti, per interessi specifici. Qualcuno dovrebbe farsene una ragione», attacca il commissario di Forza Italia a Catania, l’assessore regionale con delega all’Economia, Marco Falcone.
«In realtà negli oltre 120 Comuni siciliani che voteranno in primavera - sostiene Falcone - l’elettorato si aspetta di sapere cosa farà Forza Italia per abbassare le tasse, per rendere più puliti e sicuri i quartieri, per realizzare le infrastrutture e facilitare la vita di imprese e famiglie. Noi siamo impegnati su questo, aggregando energie e generando entusiasmo a Catania e in tutte le altre città. Lo conferma ogni competizione elettorale degli ultimi quattro anni. Ricordo che sulle liste, come da sempre accade nel nostro partito, le decisioni spettano al presidente Berlusconi».

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