Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Regione Siciliana, Schifani lancia la rivoluzione nella sanità: «Così cambieremo i vertici»

Il presidente della Regione Renato Schifani brinda dopo la conferenza stampa (foto Fucarini)

Il 2023 alla Regione inizierà con i cambi al vertice della galassia che gravita attorno a Palazzo d’Orleans. Le Asp e gli ospedali, la commissione che autorizza i grandi impianti, le partecipate e in primis il Consorzio autostrade. Renato Schifani aveva convocato i giornalisti per illustrare i provvedimenti di fine anno della giunta ma ha finito per fissare la rotta di breve/medio periodo. Ai vertici della sanità pubblica il presidente vuole «un significativo cambiamento». È il segnale che la gran parte della vecchia guardia oggi al timone di Asp e ospedali non dovrebbe essere riconfermata, anche se la scelta finale passa da un bando che la giunta ha approvato ieri: potranno partecipare alla selezione solo i manager che hanno ottenuto l’iscrizione a un albo curato dal ministero. «Ma per scegliere all’interno di questo elenco - ha anticipato il presidente - abbiamo deciso che i colloqui della fase di selezione saranno pubblici». Il cambio della guardia in Asp e ospedali dovrebbe avvenire a giugno, fino ad allora restano gli attuali manager come commissari straordinari. Schifani ha anticipato anche che il 2023 sarà l’anno della revisione del rapporto con i privati della sanità: «L’obiettivo è la riduzione delle liste d’attesa. E per questo motivo lavoreremo sui budget dei privati. Durante l’anno non possono più lavorare per noi se questi tetti vengono raggiunti, dunque fisseremo nuovi tetti». Lo spoils system che la giunta ha deciso di avviare a gennaio toccherà anche le partecipate. E qui Schifani ha già fissato alcuni obiettivi. Fra le prime poltrone da assegnare ci sarà quella del Cas, che gestisce tra le altre la Palermo-Messina: «Le autostrade sono in uno stato offensivo per i siciliani. Ne stiamo discutendo con Anas e per quello che riguarda il Cas tireremo le nostre conclusioni». Altra poltrona che avrà la priorità ad inizio d’anno è quella al vertice della Cts, la commissione che autorizza i grandi impianti, fino a domani in mano al contestatissimo Aurelio Angelini. Il bando per trovare il nuovo presidente e i nuovi membri scadrà a febbraio, nell’attesa Schifani ieri ha discusso per un’ora con gli assessori del nuovo regolamento che guiderà la valutazione dei progetti: «Quello stilato dal vecchio governo prevede 30 o 40 passaggi prima di arrivare al parere finale. Nemmeno io sono riuscito a leggere il regolamento fino alla fine. Stiamo ragionando per semplificare tutti gli iter. E per fortuna possiamo farlo per decreto». Schifani ha ricordato che «l’opposizione della Cts ha reso difficile il varo di progetti sul campo dei rifiuti. Ma non solo quelli, ho raccolto da ogni parte il grido di dolore per un organismo che ha paralizzato la Sicilia». E ha aggiunto che proprio a inizio febbraio «potremo almeno consegnare i primi lotti della settima vasca di Bellolampo alleviando i disagi della provincia di Palermo». La battaglia al caro voli resta al centro di questo programma di breve periodo: «Stiamo trattando con una terza compagnia aerea l’aumento dei collegamenti da e verso la Sicilia. Mi chiedo però come mai tutte le volte che è stato trovato un terzo vettore questo è poi fuggito dopo poco tempo. Bisognerà approfondire il caso». Il presidente ha poi lasciato intendere di non voler inasprire lo scontro in corso con la Corte dei Conti per l’impugnativa del bilancio del 2020, che ha rischiato di costringere la Regione a una manovra correttiva da un miliardo. La giunta ieri aveva all’ordine del giorno la proposta dell’assessore all’Economia, Marco Falcone, di contro-impugnare la decisione della Corte dei Conti sollevando un altro conflitto fra poteri. Ma Schifani ha optato un low profile: «Alla Consulta si era già rivolta la Corte dei Conti perché è in corso uno scontro fra magistratura contabile e governo nazionale del quale la Sicilia è vittima. Per questo non impugneremo la decisione della Corte dei Conti». Forte, il presidente della Regione, della legge nazionale Salva Sicilia che ha «sanato» le mosse compiute nel 2020 dal governo Musumeci evitando manovre lacrime e sangue alla giunta Schifani. È un accordo, quello che il presidente ha sottoscritto col governo nazionale, contestato dall’opposizione per la rinuncia alla possibilità di rivendicare vecchi crediti. Schifani ha negato che questi valessero 8 miliardi («non c’è scritto da nessuna parte») e ha messo da parte i propositi «di essere più buono nel 2023», almeno con l’opposizione: «Questa è una opposizione inconsistente, che protesta sul nulla e non avanza proposte». La resa dei conti all’Ars a fine gennaio, quando ci sarà da votare la Finanziaria. Nell’attesa la giunta ha approvato ieri l’esercizio provvisorio per un mese.

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