A determinare il giudizio negativo della Corte dei Conti sul risultato di amministrazione del bilancio 2020 della Regione un peso rilevante ha il capitolo che riguarda i debiti fuori bilancio. I giudici rilevano ritardi nella riconoscimento di questi debiti con il conseguente aumento dei contenziosi e delle spese legali sostenute dalla Regione. Per questa voce, nel rendiconto 2020 (la parifica è stata sospesa ieri, 3 dicembre, dalla Corte) sono stati iscritti nel fondo «altri accantonamenti» (in totale 856,24 milioni) 102,87 milioni: di questi 101,38 milioni riguardano debiti fuori bilancio non riconosciuti nel 2018 e nel 2019, 729.446 euro emersi nel 2020 e non riconosciuti e altri 757.980 euro relativi al terzo quadrimestre 2020 e non riconosciuti nel 2021. Per fare capire la portata dell’impatto sui conti pubblici, la Corte evidenzia che il ritardo con cui sono stati riconosciuti nel 2020 debiti fuori bilancio per 17,52 milioni ha costretto la Regione a pagare 2,19 milioni di interessi e rivalutazioni e ben oltre mezzo milione per spese legali. La Corte dei Conti dà atto comunque di un cambio di passo rispetto al passato, sottolineando che la Regione ha presentato, nel 2020, disegni di legge con cadenza periodica mensile sui debiti fuori bilancio», ma bacchetta l’Assemblea regionale siciliana. «Il mancato riconoscimento da parte dell’Ars di tale tipologia di debito - si legge nella relazione sul rendiconto per il 2020 - oltre a postergare il peso contabile sugli esercizi successivi, determina un elevato rischio di incremento del contenzioso e degli oneri dallo stesso derivanti. Su questo punto la Regione, nella memoria consegnata alla Corte il 10 novembre scorso, ha evidenziato che «sulla scorta delle condivisibili osservazioni della Corte, con nota del 2 novembre la Ragioneria generale ha sensibilizzato la Segreteria generale dell’Assemblea regionale siciliana».