Un presidente della Regione amico e palermitano. «Finalmente», dice fra le righe l'ex rettore diventato sindaco, che corre da una riunione all'altra e fa i conti con le emergenze ormai incistate nella vita della città. Ora persino gli alberi cadono giù, uno dopo l'altro (prima a piazza Verdi, l’altro giorno al Mercato delle pulci... ), dando qualche pensiero in più. Ieri mattina in Consiglio comunale ha sostanzialmente fatto la sua prima comparsa sulle cose dell’amministrazione. E Roberto Lagalla, chiusa la stagione delle campagne elettorali, ora spera nell'aiuto di Palazzo d'Orleans per cercare di fermare la deriva. «In questa città ci sono problemi e peculiarità di cui tenere conto - spiega - che solo un palermitano riesce a cogliere pienamente».
Il riferimento è a Renato Schifani.
«Esattamente. Io con lui ho un rapporto antico e nutro per lui profonda stima e apprezzamento per quella terzietà istituzionale con cui ha svolto le funzioni di presidente del Senato. Terzietà e profilo istituzionale che saranno utili per il governo della Sicilia»
Ma che tipo di dialogo pensa di instaurare col presidente?
«Credo che la Regione porrà attenzione alla città e a tutti i problemi della Sicilia. Ma saluto con particolare favore il fatto che da quando c'è l'elezione diretta per la prima volta c'è un palermitano alla guida del governo regionale. Palermo ha una sua particolarità e una sua criticità storica che solo un palermitano sa interpretare».
A cosa si riferisce?
«Ritardi di infrastrutturazione, una ospedalità pubblica non diffusamente aggiornata sul piano delle strutture, i ritardi accumulati nei servizi assistenziali. Nonostante ciò, si è assistito a una maggiore destinazione di risorse altrove rispetto che a Palermo. Peraltro questa è la capitale della Sicilia, crocevia di istituzioni, manifestazioni, flussi giornalieri, appesantimento del traffico, che hanno riflessi diretti sulla qualità della vita. Onore e onere di essere il capoluogo, certo. Ma che comunque ha la necessità di non essere penalizzato».
Qual è l’agenda delle priorità che il sindaco di Palermo consegnerà al vertice di Palazzo d’Orlèans?
«Sicuramente la programmazione per le città metropolitane 2021-2027 e il problema delle risorse. Abbiamo problemi seri sulla esiguità delle risorse che arrivano agli enti locali a fronte della continua richiesta di attività e competenze da svolgere. Va fatta qualcosa, altrimenti sarà impossibile garantire ai cittadini tutto quanto serve a loro quotidianamente in termini di servizi».
Ci sono emergenze di Palermo di cui Schifani può essere investito direttamente?
«Sicuramente il tema dei rifiuti è a lui delegato. La scelta dei termovalorizzatori mi pare che ormai sia per la Sicilia ineludibile come ha detto lo stesso presidente».
Lei è favorevole?
«Sì, sono favorevole ai termovalorizzatori per area perché non è possibile nemmeno pensare per un attimo che ogni città abbia il suo. Mi sembra una scelta saggia che in Sicilia ce ne siano due, ad esempio, uno per la parte orientale e l'altro per quella occidentale».
Ed è disponibile al fatto che l'impianto possa essere allocato a Bellolampo?
«Non avrei alcuna difficoltà. Anzi, lo ritengo abbastanza naturale visto che siamo nell'area che produce la maggiore quantità di scarti».
A Sala delle Lapidi le chiedono di fare presto sul riequilibrio dei conti. Anzi, qualcuno vede la data del 31 marzo fissata dal dl Aiuti troppo in là rispetto alle esigenze che premono.
«Sono in linea. Credo di essere stato il primo a sollecitare questo orientamento e soprattutto a dire che il bilancio 2022-2024 debba essere fatto immediatamente, prima possibile. Ci stiamo lavorando».
Lei ieri ha parlato al Consiglio rendendolo edotto sui passi che l'amministrazione sta facendo per uscire dall'emergenza. Come giudica il confronto?
«Ne esco confortato. Devo dire che ho apprezzato un dibattito leale, serio franco e non pregiudizialmente ostativo».