Palazzo delle Aquile da oggi avrà un nuovo segretario generale: Raimondo Liotta è nato a Camporeale, ma ha vissuto a Palermo e, dopo un lungo peregrinare trai comuni siciliani, ritorna nella sua città di origine. Arriva dal Comune di Caltanissetta, dopo tre anni ai vertici della burocrazia del capoluogo nisseno, con una lunga esperienza alle spalle, tra comuni di frontiera e amministrazioni commissariate. Sarà il braccio destro del sindaco Roberto Lagalla. «Una grande responsabilità ed allo stesso tempo una grande sfida. I primi giorni - afferma Liotta - saranno di conoscenza degli uomini della giunta e dei consiglieri comunali, perché martedì pomeriggio ci sarà il primo Consiglio comunale». Il primo punto nel suo personale ordine del giorno, la ricognizione dei dipendenti e il rapporto con i dirigenti, che dice essere «pochi» rispetto alla struttura amministrativa del Comune di Palermo. «Prenderò ad esaminare con loro - anticipa - alcune problematiche più grosse, come ad esempio il piano di riequilibrio e la situazione economica finanziaria del Comune, che è la prima patata bollente o più che bollente che affronterò assieme al sindaco al ragioniere generale». Riorganizzazione pare essere la parola d’ordine di Raimondo Liotta. «Occorre riorganizzare una macchina amministrativa - aggiunge il nuovo segretario generale - che da tanti anni ha bisogno di un suo riassetto. Si tratterà di affrontare il nodo delle partecipate. Il Comune di Palermo è una macchina gigantesca, con cinquemila dipendenti che un tempo erano quasi il doppio». Seduto dietro la scrivania nell’ultimo giorno a Palazzo del Carmine, con due foto di Palermo nello schermo del suo computer, racconta come le sfide lo hanno sempre entusiasmato. Lui, palermitano a Palermo, quando potrebbe paradossalmente essere più complicato assumere ed esercitare un ruolo così importante nella propria città, ribadisce più volte di non avere alcun timore. «Cercare di far funzionare una macchina cosi complessa non è cosa da poco, certo la nuova amministrazione ed io ci troveremo ad affrontare impegni grossi, ma con determinazione la sfida che personalmente ho davanti, non mi spaventa». Afferma che è più facile lavorare da palermitano a Palermo, perché «alcune problematiche già le conosci, le percepisci quotidianamente. Io sono stato per 11 anni un dipendente di una partecipata di Palermo e quindi alcune cose le ho già vissute, ma essendo la mia città, perché vi abito da 50 anni, metterò il cuore e darò tutto me stesso per raggiungere gli obbiettivi che ci daremo». Segretario generale di molti Comuni ad alta densità mafiosa, da San Cipirello a Carini fino a Castelvetrano, sulle infiltrazioni mafiose, i compromessi, i condizionamenti, rischi, è abbastanza chiaro. «Impedire i condizionamenti non è né più semplice né più difficile da palermitano a Palermo, ma lo deve essere sempre da segretario generale di un Comune. Io ho lavorato in realtà estremamente complesse». Innovatore, veloce, una sorta di problem solver come viene considerato dai sindaci che hanno lavorato con lui, fra i quali Roberto Gambino di Caltanissetta, che di Liotta dice: «È stato accanto a me all’amministrazione nel momento più difficile, quello della pandemia. In lockdown lui era l’unico presente al Comune, oltre a me. Queste cose non si dimenticano». Ha cominciato la sua carriera in un Comune di 850 anime, Santa Cristina Gela, e da oggi è il numero uno della burocrazia a Palazzo delle Aquile, nel capoluogo della Sicilia.