Il sindaco di Palermo blocca le selezioni di personale alla Gesap, la società che gestisce l'aeroporto. Meglio che le faccia il prossimo Consiglio di amministrazione, ha spiegato in una lettera, finendo così per delegittimare il lavoro svolto dall’attuale governance di Punta Raisi. La stessa alla quale - nel corso dell’assemblea dei soci - aveva però garantito fiducia nel breve termine, benché sia scaduta a metà luglio. Roberto Lagalla ha così pensato di fare salire la temperatura dello scalo cittadino, annunciando, nei fatti, un prossimo cambio della guardia del Cda.
Il primo cittadino ha calato la sua mossa prendendo spunto da una riservata che i consiglieri Alessandro Albanese e Cleo Li Calzi avevano inviato il primo del mese all’amministratore delegato di Gesap, Giovanni Scalia, e al presidente, Francesco Randazzo, per contestare la circostanza che nel bando di concorso per due figure dirigenziali (il capo del personale e l’innovation manager), all’articolo 5, fosse previsto che «la commissione esaminatrice (venisse) nominata con provvedimento dell’amministratore delegato». Li Calzi e Albanese avevano chiesto un sostanziale cambio di rotta, in più lamentando la circostanza che la decisione di avviare la selezione fosse stata presa nel corso di una seduta nella quale - peraltro - erano assenti. Il cambio di rotta individuato passava per una modifica del criterio di selezione della commissione esaminatrice, anche tramite sorteggio fra più professionisti individuati. In ogni caso, scrivevano i due, il Cda è in scadenza e quindi non avrebbe senso che un’operazione così delicata fosse portata a compimento da un management in procinto di essere sostituito.
Quattro giorni dopo era arrivata un'articolata risposta a firma Randazzo e Scalia, nella quale intanto si rassicurava sul fatto che per logica di cose e per la tempistica propria di un concorso, la scelta della commissione esaminatrice sarebbe di competenza del prossimo Cda. In ogni caso vale il principio della continuità aziendale, per cui una società deve andare avanti sostanzialmente senza buchi di gestione. Quanto al fatto che il via libera al bando sarebbe stata dato in assenza dei due consiglieri si argomenta che «le procedure di selezione dei dirigenti trovano fondamento nel piano strategico aziendale, oggetto di condivisione continua e legittimamente deliberato dal Cda». Come a volere dire, di queste cose si è discusso per mesi e non in una sola riunione. Scalia, raggiunto telefonicamente, precisa che tutte «le cose che stiamo mettendo in atto sono contenute nel piano industriale e concordate con l’organismo di controllo».
Lagalla, a questo punto, e siamo al 10 agosto, scrive poche righe dall’oggetto inequivocabile: «Richiesta di sospensione di procedure selettive». Riprendendo lo scambio epistolare all’interno del Cda aziendale, il sindaco, «giusta l'imminente cessazione dell'organo di gestione per scadenza del termine, esprime sostanziale condivisione delle argomentazioni addotte dai consiglieri (Albanese e Li Calzi, ndr) e, dunque, ritiene opportuno procedere alla sospensione delle procedure concorsuali afferenti alla dotazione organica della società̀, rimandando le medesime alla definizione della prossima governance societaria».
Chiuso, finito, morto, sepolto. L’ad Scalia, ovviamente, non l’ha presa bene, benché faccia buon viso a cattivo gioco, e pare che abbia chiesto di vedere il sindaco in maniera urgente per spiegargli esattamente come stanno le cose. Ma la decisione del capo dell’amministrazione (sia comunale che metropolitana: insieme i due enti possiedono il 72 per cento delle partecipazioni azionarie) di stoppare tutto sta creando, a opera dei sindacati, uno strascico polemico ferragostano che mette in sommovimento il personale. Infatti, al di là, delle due posizioni dirigenziali da reclutare all’esterno e la cui selezione è stata bloccata, le altre 41 posizioni sarebbero quelle di meccanici, manutentori e area tecnica. Poi c’è anche la parte delle progressioni di carriera da riconoscere al personale che per anni è stato utilizzato con mansioni superiori. Una sorta di transazione guidata dai sindacati per evitare cause di servizio che sembrano scontate e dall’esito già scritto in favore dei lavoratori. Una soluzione che sembrava a portata di mano e che invece rischia di sfumare e di concretizzarsi chissà quando.
Il sindacato Legea-Cisal, col suo segretario nazionale, Gianluca Colombino, ha già chiesto un incontro urgente. Ma nel frattempo non lesina critiche allo stop and go con cui viene gestita l’azienda. Si dichiara «spiazzato» e spiega che i fatti «delegittimano pienamente il ruolo delle rappresentanze sindacali» con la conseguenza che i lavoratori a questo punto si rivolgeranno «per una piena tutela dei propri interessi ad avvocati assai meno ragionevoli». Lui continua a chiedere che il confronto non si fermi, ma soprattutto il rispetto degli impegni presi con i lavoratori.
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