«Da Berlusconi ho imparato che bisogna ascoltare tutti e poi decidere con calma. E che a volte occorre anche saper fare un passo indietro per il bene della coalizione, perché uniti si vince e divisi si perde. Io sarò uomo del confronto, della mediazione»: Renato Schifani è il candidato del centrodestra alle prossime elezioni regionali in Sicilia, da meno di 5 ore, risponde al telefono mentre sta già organizzando la campagna elettorale e si affretta a mandare in soffitta gli scontri che hanno spaccato il centrodestra negli ultimi mesi e il suo stesso partito, Forza Italia, negli ultimi giorni.
Durante le trattative per scegliere il candidato lo scontro fra Fratelli d’Italia e Forza Italia ha portato a bruciare nomi di primo piano. Cosa ha sbloccato l’impasse?
«Io non mi sono mai autocandidato, il mio progetto era di restare al Senato, la mia seconda casa. Non nascondo che ero preoccupato perché i veti incrociati avevano portato a un pericolosissimo stallo. E si rischiava un bis del 2012 (quando il centrodestra arrivò alle urne con due candidati, ndr), che per fortuna è stato evitato».
Sente la responsabilità di dover innanzitutto cementare la coalizione?
«Sento questa responsabilità. E farò di tutto per ascoltare tutti senza avere posizioni aprioristiche. Sarò un soggetto imparziale e rispetterò la pari dignità fra le forze politiche».ù
Come gestirà la competizione elettorale che sta maturando fra Forza Italia, il suo partito, e Fratelli d’Italia?
«La mia storia è in Forza Italia ma Fratelli d’Italia, essendo in questo momento il primo partito, ha condiviso la mia scelta. In più ho registrato il consenso spontaneo di Lombardo, Cuffaro, Lupi, Toti, Romano. Sapevo che la Lega era pronta a sostenermi. Sarò un elemento di mediazione, non ci saranno frizioni. I problemi si risolveranno sempre col confronto».
A proposito. Musumeci veniva accusato di essere un uomo solo al comando. Il suo partito gli contestava di scavalcare alleati e Parlamento. Lei come si muoverà?
«Io sono un uomo del Parlamento, la mia vita politica si è realizzata lì. Da presidente del Senato ho preteso rispetto per questa istituzione. Conto molto sulla collaborazione dell’Ars, non dovrò sforzarmi per essere in sintonia con Sala d’Ercole. Anche se non mi sfugge l’anomalia del voto segreto, che in Sicilia a differenza che altrove è consentito su tutto ed espone così il governo al cecchinaggio dei franchi tiratori».
Il governo uscente si è arenato all’Ars su un tema cruciale, i rifiuti. Lei ha già un programma sullo smaltimento?
«Di sicuro non si può andare avanti pensando di spedirli fuori o con altre soluzioni tampone. I termovalorizzatori sono una risposta. Il mio programma sarà incentrato sui temi dell’ambiente ma anche sulla spinta all’imprenditoria sana. Spero che avremo due governi di centrodestra, in Sicilia e a Roma, per un migliore dialogo che permetta di accelerare gli investimenti sulle infrastrutture, a cominciare dal Ponte sullo Stretto, l’alta velocità e la ristrutturazione della Palermo-Catania».
Lei è stato molto attento ai problemi della Sicilia anche se ha sempre avuto ruoli nazionali. Quali sono le criticità della Regione che conosce e che individua come prioritari?
«La premessa è che il governo Musumeci non ha operato male. Di sicuro serve una burocrazia efficace. C’è un deficit di organico da superare. Bisogna velocizzare le pratiche, ricorrendo sempre di più al silenzio-assenso. Bisogna essere in grado di dare autorizzazioni veloci nel settore dell’edilizia e per gli impianti produttivi. Occorre dare una scossa alla macchina».
Nella legislatura che si è appena conclusa Gianfranco Micciché ha sempre individuato nella gestione della sanità un motivo di scontro con Musumeci. Lei come giudica questo settore?
«Intanto nella sanità siciliana ci sono delle eccellenze da valorizzare. Inoltre il Pnrr permetterà di aumentare i presidi sul territorio. Io valuterò i problemi ma anticipo che a parità di costi col pubblico il settore privato va considerato una risorsa che deve aiutarci ad abbattere le liste d’attesa».
I grillini l’hanno già messa nel mirino perché lei è sotto processo a Caltanissetta, nella vicenda che ha portato alla condanna di Montante, per violazione del segreto istruttorio.
«Intanto mi auguro che questa sarà una campagna elettorale incentrata sul confronto e non sul denigrare. Per quanto riguarda il processo, consapevole della mia innocenza, avevo chiesto il giudizio immediato. Poi per esigenze di economia processuale i giudizi sono stati accorpati. Rispetto il lavoro dei magistrati. Mi difenderò quando sarà il momento nel processo e non dal processo. La mia sarà una collaborazione. Un anno fa ho subito un intervento e avrei potuto chiedere un rinvio per legittimo impedimento. Ma ho scelto di non farlo».