Le dichiarazioni ufficiali non trasmettono la tensione che è montata di ora in ora nel centrosinistra siciliano ieri. Sia i vertici dei grillini che quelli del Pd e l’area Fava si sono affrettati a precisare che il patto elettorale nell’Isola non si romperà per effetto della crisi aperta a Roma. Ma dietro le quinte le incognite sono tante.
Che la crisi a Roma fosse matura lo si era capito da giorni e non a caso il conto delle iscrizioni alla piattaforma on line tramite la quale sarà possibile votare il 23 per le primarie con cui il centrosinistra sceglierà il proprio candidato alla presidenza della Regione è cresciuto a rilento. Ieri ha toccato quota 18 mila. Un dato che lascia lontano l’auspicato target di almeno 50 mila elettori (inizialmente il Pd sperava anche di arrivare a 100 mila): bisognerebbe fare in una settimana, la prossima, molto più di quanto si è riusciti a fare nelle tre precedenti.
Ma per un tratto del pomeriggio il timore degli alleati è stato che i grillini rompessero le righe. Si è temuto quantomeno un disimpegno. Che è stato smentito a fine serata da Nuccio Di Paola, capogruppo all’Ars e leader regionale dei 5 Stelle: «Noi stiamo andando dritti per la strada delle primarie sostenendo Barbara Floridia. Ad oggi non mi è arrivata alcuna indicazione di segnale opposto da Roma. Siamo concentrati e impegnati su un percorso frutto di un lungo lavoro».
Le fibrillazioni hanno attraversato soprattutto il Pd. Le cronache raccontano che a Roma Enrico Letta è tra i leader più adirati per la mossa di Conte. Ma il segretario regionale, Anthony Barbagallo, esclude che ciò possa provocare la rottura dell’alleanza in Sicilia coi grillini: «Abbiamo fatto un percorso alla luce del sole dando la parola ai siciliani anche sulla scelta del candidato presidente del campo progressista. Il vero avversario è Musumeci e la destra più tracotante e inadeguata di sempre». Il capogruppo all’Ars, Giuseppe Lupo, la vede in modo pragmatico: «Qualsiasi cosa accada a Roma, bisogna essere bravi a separare le vicende nazionali da quelle territoriali».
Il punto per ora è prevenire che una rottura dell’alleanza a Roma possa far naufragare il centrosinistra anche in Sicilia. Una variabile in grado di complicare le cose potrebbero essere le elezioni anticipate a livello nazionale, che finirebbero per coincidere con le Regionali: allora, in caso di rottura a Roma fra Pd e grillini, anche in Sicilia gli effetti si sentirebbero. Ma le prime mosse di Mattarella ieri hanno fatto allontanare questa ipotesi e dunque per ora tutto il programma delle primarie prosegue. E fino a sera risultava confermata la visita in Sicilia di Peppe Provenzano, che farà un tour nel Trapanese con la candidata Caterina Chinnici.
Prosegue anche Claudio Fava, leader dei Cento Passi e della sinistra civica, che ieri ha sollevato il caso degli opuscoli che Nello Musumeci sta spedendo in questi giorni a tutti i consiglieri comunali siciliani. Si tratta di un libretto che ripercorre i 5 anni di governo. Il presidente lo aveva già mandato on line nelle scorse settimane. Ora, rinvigorito nella sua aspirazione alla ricandidatura del rinnovato sostegno di Giorgia Meloni, c’è stata un’intensificazione della campagna di comunicazione. Per Fava «Musumeci sta distribuendo opuscoli stampati a spese dei contribuenti. Ho sfogliato quelle pagine. E non ho trovato una sola parola di verità. Nulla sulla condizione disastrosa in cui versano le finanze degli enti locali, nulla sui costi dei Comuni per fronteggiare il disastro dei rifiuti, nulla sulle piante organiche ben sotto standard accettabili. Solo un soliloquio di successi sbandierati, di risorse promesse da anni e mai arrivate. Una retorica insopportabile».
Una polemica che è montata mentre a Roma la Lega sta organizzando le truppe per il dopo Musumeci: mercoledì Salvini ha incontrato Raffaele Lombardo e Roberto Di Mauro, confermando il patto fra il Carroccio e l’Mpa. Che rafforza la linea anti-Musumeci da tempo costruita da Forza Italia, pronta a sua volta a proporre agli alleati un proprio nome.
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