Totò Cuffaro, l’ex presidente della Regione siciliana, condannato per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio, potrebbe avere presto un magistrato in famiglia. La figlia Ida, come apprende l'Adnkronos, ha infatti superato gli esami scritti per diventare magistrato. Dei 3.797 candidati che si erano presentati l’estate scorsa per sostenere le prove scritte, sono stati ammessi all’orale infatti solo in 220 su 310 posti disponibili, e tra loro c'è proprio Ida Cuffaro.
«Io sono molto orgoglioso della scelta di mia figlia - spiega Cuffaro interpellato dall'Adnkronos - perché testimonia la grande e ostinata fiducia che mia figlia ha nella giustizia, d'altronde come la mia». «E ritengo che la scelta di Ida sia la sconfitta della mia sconfitta». L'ex presidente : «Io condivido pienamente la scelta di mia figlia di volere fare il magistrato perché è la cosa più bella che potesse fare, una scelta di legalità». E poi aggiunge: «Io so che lei non vorrebbe che io ne parlassi, non ama stare al centro dell'attenzione».
Provato da settimane di attacchi e polemiche per essere di nuovo in campo con la sua Dc Nuova e una lista in sostegno di Roberto Lagalla, candidato sindaco per il centrodestra a Palermo, Totò Cuffaro appare come un leone ferito. Non ci sta a finire ogni giorno nel tritacarne e reagisce. «Non sono mai stato ritenuto affatto colluso con la mafia dalla sentenza che ho subito», sbotta l’ex governatore che ha scontato a Rebibbia la condanna definitiva a sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia e rilevazione di segreto istruttorio. Una condanna che, proprio a causa dell’aggravante, gli è costata anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. E ora che è tornato in pista per il voto a Palermo, Cuffaro si trova al centro delle tensioni elettorali, assieme a Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva per concorso esterno alla mafia e «colpevole» dell’endorsement a Lagalla.
Cuffaro ricorda che lui non è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. «In tutti e tre gradi di giudizio relativi al processo per questa accusa - afferma l’ex presidente - è stato escluso che sia stato legato da un rapporto collusivo con la mafia perché i giudici hanno ritenuto inesistente il patto di natura politico-mafiosa o di scambio elettorale con l’organizzazione mafiosa di cui ero stato infondatamente accusato».
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