Palermo, appello a Orlando sul piano di riequilibrio del Comune: a Roma non svenda la città
«Il sindaco si fermi. E a Roma non vada a firmare il patto che svende la città. Anche perché i benefici in termini di contributo che si otterrebbe sarebbero di gran lunga inferiori ai sacrifici imposti ai cittadini». L'appello arriva dai gruppi di Italia Viva, +Europa, Azione e Oso, gli stessi che hanno condotto una battaglia d'aula contro la delibera sul piano di riequilibrio. Ora il ministero ha ridotto le previsioni sul contributo. E, a conti fatti, si è passati dai 450 milioni previsti nella prima bozza ai 188 del cosiddetto emendamento Evola che in aula aveva ricalibrato la stima. Ora una nuova stima al ribasso arriva dal ministero dell'Economia: il contributo sarà di 180 milioni, con una decurtazione di altri 8 milioni circa (a cui va aggiunto un contributo di circa 57 milioni già incassato). Questo comporterà un ritocco ulteriore dell'addizionale Irpef che era stata raddoppiata dallo 0,8 per mille all'1,7 (portando il gettito da 51 a 100 milioni) e ora sarà ulteriormente alzata portando il gettito a 108 milioni. Questa la prospettiva per i prossimi vent'anni: tanto dovrebbe durare il piano di riequilibrio. «Alla fine – spiega Totò Orlando, di Italia viva – per ottenere un contributo medio di 9 milioni all'anno costringeremo i contribuenti a pagarne 57 di sola Irpef. Una follia. Chiediamo di sospendere tutte le procedure». «Non fermare subito questa corsa impazzita è inaccettabile e grave», dice Ugo Forello. E Fabrizio Ferrandelli (gruppo Oso): «Si vuole svendere la città e noi non ci stiamo». Fra qualche tempo, però, la battaglia si sposterà in aula, dove è prevista la discussione della delibera che deve adeguare l'addizionale. Servirà un voto per farla passare. E non è detto che arriverà.