«Coi ristori dello Stato si eviti l’aumento della tassa sui rifiuti». Il dibattito sull'utilizzo dei finanziamenti statali per sopperire alle minori entrate degli enti locali si accende ancora di più. Ora si è spostato sulla possibilità che con quei soldi si possa fare fronte al pagamento degli extracosti a Rap, evitando gli annunciati aumenti sulle bollette della Tari. Una eventualità che è emersa nel corso del dibattito dell'altro ieri, quando la domanda è stata posta al ragioniere generale, Paolo Basile, il quale, facendo riferimento delle risposte esplicative del ministero, ha spiegato che l'obiettivo era quello di utilizzare le somme «per sopperire alle minori entrate oppure per fare fronte a maggiori spese». Ne è nato un botta e risposta abbastanza teso, fra il presidente del Consiglio, Totò Orlando, e l'assessore al Bilancio, Sergio Marino. «Non si capisce perché l'amministrazione ci abbia mandato un Pef Tari che prevedeva milioni di aumenti per i cittadini. Dirottare le somme altrove, legittimamente, è stata una scelta politica che però è censurabile», è stato il succo del discorso del capo di Sala delle Lapidi. Il quale, rispetto alle somme trasferite dallo Stato nel 2021 - circa 50 milioni, che si aggiungono ai 31 del 2020 già spariti nel buco nero del bilancio - ha sollecitato l’assessore a elaborare una delibera per rendere più leggera la tassa sui rifiuti: «Si adoperi per ritirare la delibera e utilizzare i fondi statali per trasferirli all’azienda». Rap, infatti, gli extracosti per trasportare fuori città l’immondizia li ha anticipati nella speranza (vana) che poi le sarebbero tornati indietro grazie alla Regione. «Con me sfonda una porta aperta su questo argomento - ha detto Marino -. Farò una rapida verifica con gli uffici per stabilire se l’utilizzo delle risorse può andare anche in questa direzione». Il ragionamento che fa il paio con le contestazioni sul mancato utilizzo del cosiddetto «fondone» di 31 milioni del 2020. Secondo l’amministrazione, che lo ha messo a intera copertura dei conti rossi del Bilancio, era di fatto una strada obbligata. L’opposizione - da Fabrizio Ferrandelli a Dario Chinnici, da Giulia Argiroffi a Mimmo Russo - ha invece sostenuto che le vie di utilizzo di quelle risorse erano diverse (ad esempio per i ristori alle categorie produttive) e che avere scelto di coprire i buchi nei conti è stato il frutto di una scelta politica. Marino torna sull’argomento e insiste: «Sui nuovi fondi va accertato che destinazione possano avere. Ma su quelli del 2020 non potevamo fare diversamente, perché il ministero ha ammesso l’uso anche per soddisfare le categorie produttive soltanto a metà del 2021, cioè dopo l’adozione del bilancio 2020. In ogni caso - conclude Marino - per potere erogare aiuti serve l’approvazione del regolamento che è all’esame del Consiglio comunale». Le parole dell’assessore, però, accendono gli animi. «Una vicenda scandalosa - la bolla Fabrizio Ferrandelli di +Europa -. Il dato ormai è certo: il sindaco ha scelto di ristorare se stesso e non le imprese, dando, in qualità di sindaco e titolare della delega al bilancio da lui detenuta in quei mesi, questo chiaro mandato politico agli uffici, che a loro volta non hanno potuto che adempiere con gli atti amministrativi conseguenti». E Dario Chinnici, capogruppo dei renziani a Sala delle Lapidi, insiste: «Il goffo tentativo dell’amministrazione di scaricare su altri le proprie colpe non sortirà effetto: la città e i commercianti hanno ormai capito che il sindaco Orlando ha usato per coprire i propri fallimenti. Provare a dare colpe agli uffici o al consiglio comunale, tenuto all’oscuro di queste manovre, è gravissimo».