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Corruzione nella sanità siciliana, la procura voleva l'arresto di un deputato

La Procura di Palermo aveva chiesto l’arresto del deputato regionale siciliano dei Popolari e autonomisti, Carmelo Pullara, indagato nell’ambito dell’inchiesta Sorella sanità, sulle tangenti del 5 per cento sugli appalti da 600 milioni di euro per ospedali e servizi sanitari in tutta l’Isola.

Come si legge sul Giornale di Sicilia in edicola, al termine della prima fase dell’indagine della Guardia di finanza i pm avevano formulato richieste di arresto più pesanti di quelle poi accolte dal Gip Claudia Rosini. Non è escluso ora un possibile ricorso per ottenere i domiciliari nei confronti di Pullara, ma anche per portare in carcere Antonino Candela, l’ex commissario anti-Covid in Sicilia, finito invece agli arresti in casa.

Erano in tutto 15 le richieste di cattura presentate dal pool coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, più tre di domiciliari. Il Gip ha mandato in cella solo Fabio Damiani, ex coordinatore della centrale unica di committenza e poi nominato alla azienda sanitaria provinciale di Trapani, e il suo faccendiere Salvatore Manganaro, ordinando per il resto otto arresti in casa e due misure interdittive, oltre a vari sequestri di aziende.

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