Conferita questa mattina, dal sindaco di Corleone, la cittadinanza onoraria al prefetto di Palermo, Antonella De Miro, e alle tre commissarie prefettizie Giovanna Termini, Rosanna Mallemi e Maria Cacciola, che hanno retto il Comune per due anni e mezzo dopo lo scioglimento per mafia, avvenuto nel 2016. La cerimonia si è svolta nell’Aula consiliare “Bernardino Verro” alla presenza di giunta e consiglio comunale, autorità civili e militari, sindaci del territorio, dell’arcivescovo della diocesi di Monreale, monsignor Michele Pennisi, magistrati, deputati nazionali, funzionari sovraordinati, i familiari di Cesare Terranova, il figlio di Lenin Mancuso, il poliziotto rimasto ucciso insieme al giudice Terranova nel 1979. Il conferimento della cittadinanza onoraria era stato approvato dal consiglio comunale il 2 settembre scorso. “Il prefetto di Palermo e le commissarie straordinarie - si legge nella motivazione -, nell’esercizio delle rispettive funzioni attribuite dalla legge, si sono contraddistinte nell’azione di prevenzione e di contrasto al crimine organizzato di stampo mafioso e nell’azione di ripristino e di rafforzamento della legalità nel territorio, costituendo esempio di un percorso virtuoso finalizzato a restituire dignità e onore alla comunità corleonese”. “Sono stato qui qualche mese prima della fine della gestione commissariale – dice il sindaco Nicolosi -: c’era tanta gente che ci esprimeva il bisogno di lavorare per una crescita di Corleone, per raggiungere obiettivi economici importanti. La premessa allo sviluppo è la legalità, sia nel paese che all’interno dell’amministrazione comunale come elemento di guida di una comunità. Mancando i presupposti della legalità, delle strutture e delle infrastrutture che funzionano, lo sviluppo diventa impossibile. Noi abbiamo acquisito un aspetto importante, che è la ricollocazione della città dentro i binari corretti di un cammino di legalità. Il nostro compito è far crescere Corleone ed è un percorso che è già iniziato con le tre commissarie prefettizie. Insieme a tutta la giunta e ai consiglieri, rinnoviamo qui oggi il nostro impegno ad andare avanti su questa strada”. Lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose risale al 12 agosto 2016 quando era sindaco Lea Savona. Dopo i primi 18 mesi, il commissariamento fu successivamente prorogato di altri 6. Giovanna Termini, vice prefetto, Rosanna Mallemi, vice prefetto aggiunto, e Maria Cacciola, funzionario economico finanziario, inviate dal prefetto Antonella De Miro, hanno retto il Comune di Corleone da agosto del 2016 a novembre del 2018, a ridosso delle elezioni amministrative del 25 novembre. “Sono state tutte e tre all’altezza di questo compito - dice il prefetto De Miro -. Non era una sfida banale e io ne vado molto fiera. Lo Stato doveva vincere costruendo un percorso di legalità insieme alla città. Hanno vissuto anche momenti difficili. In quel periodo sono morti sia Riina che Provenzano, ma loro sono state capaci di comunicare con i media in maniera impeccabile, nel massimo rispetto dell’onore di Corleone. Questa sfida continua perché si deve saper individuare il pericolo della mafia, che non è sconfitta. E’ una mafia che ha abbandonato le stragi, ma preferisce insinuarsi nella pubblica amministrazione e nell’economia. Raccomando quindi un’attenzione vigile, rivolgendomi anche agli altri sindaci qui presenti”. Tra le varie azioni compiute dalla commissione prefettizia si ricorda la costituzione di parte civile contro le cosche mafiose locali, l’attivazione di procedimenti disciplinari e il licenziamento di un dipendente comunale coinvolto nell’inchiesta “Grande Passo”, la riorganizzazione del personale comunale, in particolare in alcuni settori considerati più sensibili, la gestione dell’emergenza in occasione dell’alluvione del 3 novembre 2018, l’utilizzo della casa confiscata al boss Rosario Lo Bue come sede di uffici comunali e del Consorzio Sviluppo e Legalità. Tra i meriti anche quello di essere riuscite a far mettere in regola la famiglia di Totò Riina con i pagamenti sulla tassa dei rifiuti. A loro si devono poi il Memorial Letizia, un torneo di calcio per ricordare il piccolo Salvatore Letizia, ucciso a 12 anni da uomini di Luciano Liggio per aver visto gli assassini del sindacalista Placido Rizzotto; l’intitolazione dell’asilo nido comunale di contrada Punzonotto a Caterina e Nadia Nencioni, due bambine morte nella strage dei Georgofili a Firenze, il 27 maggio 1993; l’intitolazione a Cesare Terranova di via Scorsone, dove abitava Totò Riina e dove tuttora vive la vedova Ninetta Bagarella. “E’ stato un segno di rottura – conferma il prefetto -, interpretando un desiderio della comunità di non essere più considerata capitale della mafia”.