«Cosa nostra c'è, continua ad operare con diverse le modalità. Sono diversi i modi con i quali cerca di riaffermare la sua presenza. Il fatto che per fortuna non ci siano manifestazioni violente, come questa città ha vissuto nella prima e seconda guerra di mafia, nella stagione stragista, non significa che Cosa nostra abbia abbassato la guardia. Ha cambiato strategia come Antonio Manganelli diceva spesso e non lo ha fatto per un libero convincimento, ma perché c'è stata una risposta forte delle istituzioni e soprattutto della società civile». L’ha detto il capo della polizia Franco Gabrielli intervenendo a Palermo alla presentazione delle borse di studio alla memoria di Antonio Manganelli. «Oggi Palermo è molto diversa rispetto al passato - ha aggiunto - Del cambiamento bisogna riconoscerlo in primis ai palermitani che non possono essere additati prima come coloro i quali era tutti collusi e adesso estranei a questo processo di rinascita di questa città. In questi anni cosa nostra si sta attrezzando ha continuato a fare i propri interessi. E’ un’emergenza che va oltre i territori siciliani. Ci sono decine di consigli comunali che vengono sciolti in giro per l’Italia perché collusi o con 'ndrangheta o con la mafia siciliana o con la camorra tutto questo ci dimostra che il percorso è lungo - ha proseguito - Un’eccessiva rappresentazione quasi edulcorata del passato che si limita alla sola scopertura di lapidi, come se sia ormai qualche cosa non appartiene al presente sarebbe un rischio da non correre. Noi non lo stiamo correndo l’impegno è massimo le attività investigative sono massime. E’ ovvio che l’attività delle mafie ha assunto un andamento carsico ed è molto più complicato accertare e individuare le responsabilità». «Le aggressioni a sfondo razziale di questi giorni sono fatti episodici ma non devono essere sottovalutati. Come al solito tra la sottovalutazione e l’essere interpretati come fatto emergenziale ce ne corre. Anzi, a volte in queste vicende l’aspetto emulativo ha una sua incidenza particolare e credo che istituzioni e libera informazione dovrebbero dare il giusto peso: non sottovalutare e non amplificare». Ha detto anche Gabrielli. «Le aggressioni vanno stigmatizzate, vanno comprese, vanno ridotte ma non siamo in presenza di fenomeni come il Ku Klux Klan in America - ha aggiunto il capo della polizia - Cerchiamo di dare la una giusta misura perché l’emulazione può creare ulteriori problemi. Sparare al diverso, alla persona che si considera non appartenere al proprio ambito sociale, culturale ed etnico può diventare una 'moda'». «Concentrarsi su mafia-economia da un lato può contribuire ad arricchire le conoscenze multidisciplinari, dall’altro di capire il perché la mafia si infiltra nell’economia siciliana, nazionale e sovranazionale. Ho avuto l’opportunità di tentare di far capire ai rappresentanti di numerosi paesi europei, e non solo, che lo strumentario legale di cui l’Italia dispone e che non ha eguali al mondo, oltre ad essere unico si è dimostrato efficace per la lotta seria alla criminalità organizzata». L’ha detto il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi intervenendo in questura alla presentazione delle borse di studio su mafia ed economia organizzata nel capoluogo siciliano dall’associazione Quarto Savona 15, alla presenza del capo della Polizia Franco Gabrielli. «Si tratta di uno strumentario da estendere a quanti più paesi possibili, soprattutto a quelli che fanno finta di non accorgersi, ma che in realtà sono stati già raggiunti e aggrediti in modo consistente dalle nostre mafie. Si scopre che i grandi riciclaggi internazionali e i grandi reinvestimenti dei profitti illeciti della mafia vengono effettuati non più solo in Italia - ha aggiunto Lo Voi -. Bastano due o tre click nell’ambito di una sola giornata e il denaro fa il giro del mondo tre volte e noi stiamo lì ad inseguire magari con le commissioni rogatorie che aspettano alcuni mesi o anni per ottenere risposta da alcuni paesi, o non l’ottengono del tutto».