PALERMO. Il padre Angelo ex consigliere comunale, il figlio Marco consigliere di circoscrizione, la figlia Sabrina da pochi mesi eletta a Sala delle Lapidi a Palermo. E ora un altro figlio assessore regionale. La scalata dei Figuccia continua e raggiunge Palazzo d’Orleans. Vincenzo Figuccia, 43 anni, si occuperà di Energia, acqua e rifiuti. Non certo la sua specialità: lui avrebbe preferito il Lavoro e le politiche sociali, settore nel quale avrebbe ritrovato il suo elettorato con tutte le sue rivendicazioni: lsu, sportellisti, Pip, precari a vario titolo, poderosi bacini elettorali capaci di fruttargli 9.281 voti lo scorso 5 novembre. Una galassia di precari sulla quale la dinastia dei Figuccia ha costruito le proprie fortune. Non a caso ieri pomeriggio un gruppo di ex sportellisti, formatori con esperienza in politiche del lavoro rimasti senza contratto, ha lanciato un appello su Facebook per chiedere al governatore di cambiare idea, ma non c’è stato nulla da fare. Musumeci nell’ultima notte di trattative si è fermamente opposto: l'Udc e il parlamentare avrebbero dovuto accettare una delega carica di responsabilità, quella all’Energia. «Non nascondo che la mia dimensione era quella del lavoro – dice il deputato – questa era la mia ambizione, ma capisco che c’è stata una chiamata del presidente che anche su questo settore si gioca molto. Ha voluto un fedelissimo alla Sanità e ha scelto me per i rifiuti. Sono molto onorato che mi abbia accordato la fiducia con questa delega». Figuccia si troverà di fronte a un settore in piena emergenza, con discariche stracolme, impiantistica carente, infiltrazioni criminali e il nodo del personale da risolvere. Un assessorato così delicato da essere affidato a due pm negli ultimi anni. «Ho dimostrato che non mi manca certo il coraggio – dice – anche se ammetto che non ero preparato a questo ingresso in giunta e mi metterò subito al lavoro per creare una struttura che possa supportarmi al meglio». È il tema dei lavoratori quello che sta più a cuore ai Figuccia. Anche per questo la scorsa estate il parlamentare centrista ha iniziato uno sciopero della fame, contro «il mancato riordino del settore dei rifiuti che avrebbe consentito il riassorbimento di migliaia di operatori ecologici licenziati senza una giusta causa». Undicimila i dipendenti dal futuro incerto, altro bacino a cui guardano tutti i Figuccia. È una famiglia che vive politicamente in simbiosi. Che ci sia un legame indissolubile nella famiglia lo dimostra la scelta della figlia Sabrina di inserire tra le alternative dei nomi da indicare, nella corsa al Consiglio comunale, quelli del fratello del padre: Sabrina Figuccia intesa Vincenzo, intesa Angelo. E soprattutto di indicare nel manifesto elettorale solo il logo di Forza Italia e il cognome: Figuccia. Un cognome che basta e avanza per garantirle 2.700 mila di voti, così come l’altro fratello Marco era riuscito a conquistarne 534 preferenze riuscendo a confermarsi alla circoscrizione. Vincenzo Figuccia è invece riuscito a ottenere la riconferma all’Ars. Proviene dal gruppo di Forza Italia e tra gli azzurri è stato tra i primi a sostenere la candidatura di Musumeci, in polemica con Gianfranco Miccichè. Fino alla scelta di cambiare partito e transitare nell’Udc. I Figuccia sono una famiglia unita e quando si cambia, lo si fa tutti insieme. È Borgo Nuovo la sua roccaforte, non era raro trovarlo in campagna elettorale all’ingresso del centro commerciale del quartiere a incontrare la gente. Ora la sua base sarà quella dell’assessorato all’Energia, in viale Campania. Sociologo, felicemente sposato, tre figli: così il deputato si definisce nella sua biografia on line. Di padre e figli restano celebri i fiumi di comunicati stampa sugli argomenti più disparati, spesso causa di malintesi e polemiche. Come quando in campagna elettorale il neo assessore commentò così le nozze del candidato del centrosinistra: «I fiori d'arancio non gli mancheranno. A novembre, però, dopo la sconfitta del centrosinistra, i fiori saranno altri». O quando festeggiò la vittoria di Donald Trump negli Usa: «Con l'affermazione di Trump ritornano i valori naturali della vita in politica, ai quali con la mia famiglia abbiamo sempre creduto».