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Presidenza del consiglio comunale, via libera a Orlando dal Pd

PALERMO. Mentre la maggioranza naviga verso le acque docili dell’intesa, l’opposizione fa i conti con il mare in burrasca. La partita della presidenza e vicepresidenza del Consiglio tiene ancora banco sotto il sole di un luglio pronto a morire. E se dentro Forza Italia le sciabolate tra Figuccia e Tantillo fanno scintille, ieri Marianna Caronia consigliera da quasi 4 mila preferenze in una delle liste civiche di Ferrandelli ha preso una decisione, solitaria, che farà discutere: voterà per il grillino Ugo Forello come vicepresidente indicato dalla minoranza e come presidente Francesco Scarpinato della lista di maggioranza «Democratici e popolari». Il criterio al quale si ispira l’ex parlamentare regionale è quello dei numeri, «gli unici indicatori che possono determinare scelte rispettose della democrazia». E così dà l’indicazione per i consiglieri in assoluto più votati nei due schieramenti contrapposti.

La giornata politica di ieri è cominciata nel primo pomeriggio. Quando Leoluca Orlando e Fabio Giambrone hanno incontrato, separatamente, le delegazioni del Pd e poi quelle di «Uniti per Palermo» (alias Sicilia futura di Cardinale e Tamajo). All’ordine del giorno la posizione da assumere in vista della seduta di consiglio convocata il 7 agosto e delle prime pratiche da affrontare. Il sindaco ha chiesto la convergenza sul nome di Totò Orlando (Mov139) come presidente «nel nome della continuità e dell’esperienza». La mossa serve a incassare il sì degli alleati per poi potere vincere le resistenze interne (Cusumano, Ferrara, Russo, Caracausi) agli orlandiani: riunione fissata per lunedì come quella con «Sinistra comune».

Formalmente i democratici si sono presi 48 ore per decidere. Ma, ormai, sembra che non abbiano preclusioni sull’omonimo del primo cittadino con cui mantengono buoni rapporti «e lui ha dimostrato di avere il giusto equilibrio per garantirli», spiega un dem influente. Con l’occasione si è anche parlato di commissioni consiliari. D’accordo per una distribuzione delle presidenze «equa»: due a «Uniti per Palermo», due a «Democratici e popolari», uno per «Sinistra comune», e uno ciascuno per le liste di Orlando, «Mov139» e «Palermo 2022».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche gli uomini di Edy Tamajo che sulla proposta non hanno fatto un plissé. «Condividiamo il percorso del sindaco, siamo stati i primi e continuiamo a crederci - spiega Tamajo -. Sul nome di Orlando noi ci siamo. Speriamo che anche la minoranza si presenti con un solo nome».

Un augurio che al momento è molto lontano dal concretizzarsi. Visto che l’arcipelago dell’opposizione è teatro di una guerriglia senza esclusione di colpi. Alta tensione la cui origine sta anche nello scenario delle elezioni regionali, con i conseguenti riposizionamenti che a breve si manifesteranno.

La neo consigliera azzurra Sabrina Figuccia non smette di attaccare il collega Giulio Tantillo, in predicato per fare il vicepresidente e per questo osteggiato. Uno scontro che ogni giorno si alza di tono, anche se Tantillo per la verità ieri non ha alimentato il fuoco della polemica. Ma la situazione non piace al segretario del partito, Eusebio D’Alì, che è intervenuto invitandoli a smettere: «Sono stati eletti per occuparsi della città e sono certo che sapranno farlo al meglio e lo faranno dai banchi dell’opposizione».

Ma il nodo della scelta del vicepresidente, si capisce, è una ferita aperta. Ci sono diversi pretendenti e molte divisioni. Tranne il Movimento 5 Stelle che propone compatto Ugo Forello. Marianna Caronia era stata proposta, ma il nome ha incontrato molte resistenze. Lei però non ha gradito. E dopo diversi aspri confronti, ieri ha diramato un comunicato con cui annuncia la sua scelta sui più votati. «Qualunque altra soluzione - scrive - sarebbe il chiaro manifestarsi dei soliti e deprecabili giochi di palazzo capaci sì, come sempre, di cambiare le carte in tavola e sovvertire ogni regola democratica».

Posizione che è rimasta, al momento, senza seguito e paradossalmente spiana la strada all’altro contendente, il capogruppo azzurro uscente. Non parlano quelli di Forza Italia, silenzio pure dalla due liste ferrandelliane. Tranne Alessandro Anello che prende le distanze: «È un comunicato non concordato. Io attendevo una convocazione per continuare a discutere. Evidentemente la Caronia ha deciso di andare per la sua strada, da sola».

Il rischio sarà, se dovesse mantenersi la spaccatura, che di fronte a diversi nomi sul piatto a scegliere sarà la maggioranza.

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