PALERMO. Beppe Grillo torna a dettare la linea al Movimento 5 stelle dopo il silenzio imbarazzato che in questi giorni ha accompagnato le notizie provenienti da Palermo sull'affaire delle firme false alle comunali del 2012. E lo fa con il pugno di ferro intimando agli indagati di sospendersi subito dal MoVimento. «Chiediamo a tutti gli indagati nell'inchiesta della Procura - è il diktat pubblicato sul suo blog - di sospendersi immediatamente dal MoVimento 5 Stelle non appena verranno a conoscenza dell'indagine nei loro confronti a tutela dell'immagine del Movimento e di tutti i suoi iscritti». Un invito subito accolto dalla parlamentare regionale Claudia La Rocca, che dopo essersi presentata spontaneamente nei giorni scorsi davanti ai magistrati, oggi ha annunciato di essersi autosospesa (in un'articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia aveva già anticipato le sue intenzioni).La dura presa di posizione giunge alla vigilia degli interrogatori degli indagati che sfileranno davanti ai magistrati della Procura di Palermo a partire da lunedì prossimo e, forse soprattutto, a poche ore dallo «sbarco» siciliano del tour per il No dei Cinquestelle. Tra i grillini coinvolti vi sarebbero anche alcuni parlamentari nazionali del movimento. Nessuna certezza sul numero: fonti della Procura non hanno infatti confermato l'indiscrezione, pubblicata da alcuni organi di stampa, secondo la quale gli indagati sarebbero otto. L'inchiesta, inizialmente archiviata, è stata riaperta dopo una serie di servizi della trasmissione televisiva Le Iene sulla base delle dichiarazioni del superteste Vincenzo Pintagro. È stato lui a rivelare che in occasioni della comunali del 1992 a Palermo alcuni attivisti avrebbero ricopiato materialmente le firme per ovviare a un errore materiale che rischiava di invalidare la lista. A fornire un ulteriore impulso alle indagini, squarciando il velo di silenzio e l'annuncio di querele, sono state le dichiarazioni di una deputata regionale del M5s, Claudia La Rocca, e di altri due ex attivisti. La Rocca, che si è autoaccusata ammettendo di essere presente al momento della ricopiatura delle firme, prima di andare in Procura avrebbe avvisato anche il leader del M5s Beppe Grillo che proprio dal suo blog aveva lanciato un appello ai suoi attivisti: «Chi sa parli!». Ma la circostanza che Grillo fosse stato informato preventivamente dalla La Rocca è stata però smentita seccamente dai vertici romani del Movimento. La parlamentare regionale ha raccontato nei dettagli ai Pm quanto sarebbe avvenuto la notte del 3 aprile di quattro anni fa quando le firme furono ricopiate in fretta e furia per consentire la presentazione della lista. I magistrati che stanno conducendo l'inchiesta nei giorni scorsi hanno anche acquisito le testimonianze di decine di persone che hanno disconosciuto le firme apposte negli elenchi presentati alla cancelleria del tribunale e depositate negli uffici comunali. La vicenda, intanto, continua a suscitare critiche roventi da parte di numerosi esponenti politici, in particolare del Pd e del suo segretario-premier: «Gridavano 'onestà, onesta» e ora gridano 'omertà, omertà«, ironizza infatti Renzi. Il senatore Dem Stefano Esposito definisce invece emblematico l'imbarazzo di Grillo, costretto a smentire sommessamente di essere informato da oltre dieci giorni, mentre la vice capo gruppo alla Camera Alessia Morani sottolinea che "grazie a quelle firme false c'è chi è arrivato addirittura in Parlamento". La candidatura alle comunali, in cui nessuno dei grillini fu eletto, costituiva infatti una sorta di lasciapassare per le successive elezioni regionali e politiche e ha consentito a una serie di militanti del M5s di approdare alla Camera e al Senato.