PALERMO. Ammette che, contrariamente a quanto aveva assicurato, la casa abusiva della sua famiglia non è stata ancora sanata e dal blog di Grillo chiede scusa ai cittadini. Ma di lasciare Patrizio Cinque, giovane sindaco di Bagheria, che rischia di replicare il caso Quarto, non ha alcuna intenzione. Contrariamente al suo assessore all'Urbanistica Luca Tripoli, come il primo cittadino finito nelle polemiche dopo un servizio de Le Iene che gli rimproverava di abitare in abitazioni costruite in spregio al piano regolatore. Tripoli, infatti, si è dimesso. "Nel 1982, quando ancora non ero neanche nato, la mia famiglia costruisce questa casa che, diversamente da quanto è stato detto, non ricadeva in una zona con vincolo monumentale e viene avviata la pratica per sanarla. Sono stati ottenuti, dal Comune, i pareri favorevoli necessari e sono stati pagati gli oneri concessori. Ero convinto che l'iter fosse concluso, ma in realtà non è così e quindi ho detto un'inesattezza, di cui mi scuso con i cittadini, affermando che la casa fosse sanata", racconta Cinque sul blog. Sulla vicenda interviene, ironico, Francesco Giro di Forza Italia. "Prendiamo atto che il sindaco grillino del comune di Bagheria vive a sua insaputa in una casa tutta abusiva. E questi vorrebbero governare Roma? E l'Italia?", dice. E il Pd rincara: "Avevamo ragione #abusivia5stelle", commenta Alessia Rotta, responsabile Comunicazione. "Ho chiesto io stesso a mio padre di presentare in Comune l'ultimo documento mancante, l'attestazione del silenzio assenso della Sovrintendenza già in suo possesso dal settembre 2012 - spiega, però il sindaco -. Ma a Bagheria, purtroppo, negli uffici tecnici ci sono ben 8000 pratiche di sanatoria, frutto di decenni di governo della città sull'impronta del far west edilizio. Tra queste c'è anche quella che riguarda il papà dell'assessore all'urbanistica". "Noi cambieremo Bagheria - conclude ottimista- ma, come accade in altri comuni amministrati dal MoVimento 5 Stelle, ci tocca sempre costruire sulle macerie lasciate da governi dissennati di centrodestra o centrosinistra".