PALERMO. Dall'oggi al domani è come se il Comune avesse stipulato un maxi -mutuo da 396 milioni di euro, estinguibile in trent'anni. Risultato: bisogna accantonare 13 milioni all' anno, tutto a svantaggio della spesa corrente. È l'effetto del nuovo principio di armonizzazione contabile che investe gli enti locali e impone un'operazione di pulizia dei bilanci.
Pulizia che si traduce soprattutto nell' eliminare tutti quei residui la cui esigibilità è dubbia, se non impossibile. Si tenga conto che ci sono «crediti» che il Comune, ad esempio, iscrive in bilancio portandoseli dietro dal 1987. Da ora in poi non sarà più possibile. Al termine del riaccertamento, infatti, i residui corrisponderanno solo ad «obbligazioni giuridicamente perfezionate ed esigibili e i crediti e i debiti devono essere registrati negli esercizi in cui sono esigibili».
Come a dire, basta con la finzione: è inutile dire che il Comune incasserà tot milioni dalle tasse, iscrivendoli all'attivo, se poi non ci riesce. Insomma, la riforma tende a creare per gli enti locali una gestione contabile di cassa (spendi quello che hai nel portafoglio) che a quella di competenza (in cui si programma la spesa in base anche alle entrate attese e non incassa te). Ed eccola qui la delibera della giunta con cui si affronta questa maxi -operazione che - come si intuisce - non è a prezzo zero, ma va a scapito delle disponibilità finanziarie complessive dell' ente. Gli uffici han no dovuto fare gli straordinari per ordinare tutte le tabelle che registrano voce per voce i residui da cancellare.
DAL GIORNALE DI SICILIA DEL 25 SETTEMBRE
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