PALERMO. Difende il «suo» consiglio di amministrazione e attacca i sindacati. Incita la Rap a utilizzare il pugno di ferro contro i lavativi, siano essi operai o dirigenti. Il sindaco, Leoluca Orlando, blinda e difende il presidente dell’azienda, Sergio Marino, su cui si era addensata la polemica per il fatto che in piena crisi dei rifiuti lui si trovasse in Grecia per un periodo di ferie. Sindaco, perché Rap non decolla? «Il consiglio di amministrazione ha cercato di applicare la legge, di cambiare l’organizzazione del sistema di lavoro, di dare onore all’impegno che aveva assunto con la città. E ha incontrato sacche di resistenza. Dovute al fatto che in quest’ultimo anno ci cono stati 1.100 ammonimenti, 17 licenziamenti esecutivi confermati dall’autorità giudiziaria e la volontà perseguita di procedere sempre con gare pubbliche per garantire la massima trasparenza. Un taglio netto col passato, quando c’erano ruberie e incarichi per chiamata diretta. Questo Cda ha contribuito a stoppare furti di carburante per 700 mila euro, ha mandato in strada personale che era stato dichiarato non idoneo e se ne stava imboscato negli uffici». Tutto ciò ha incontrato una forte opposizione. «Sì. Unito al fatto che si è stabilito un principio: è il Cda che governa l’azienda, non gli operai o i sindacati. Non si pensi più che si possa fare il sindacalista cogestendo la società. Insomma, una serie di rotture col passato hanno scardinato rendite di posizione dure a morire». D’accordo, ma i cittadini chiedono strade pulite, di queste storie vogliono saperne fino a un certo punto. «Il quadro va completato. Dicendo che c’è l’inciviltà dei palermitani, ci sono cittadini che anziché chiamare Rap per la raccolta gratuita di ingombranti si rivolgono ai trasportatori abusivi che poi contribuiscono a creare discariche abusive». E dentro l’azienda? «C’è l’autocompattatore che passa e svuota un cassonetto sì e uno no, oppure evita certe zone o raccoglie alcune cose e altre le lascia in strada. Questo a dimostrazione del fatto che qualcuno ancora non ha capito che l’aria è cambiata. Già dalla prossima settimana ho chiesto al Cda di procedere con licenziamento di dirigenti che non riescono a controllare la situazione, magari perché ricattati da complici del passato. Se è così, allora è meglio che se ne vadano». Però il presidente della Rap nel momento di crisi peggiore in città ha scelto il mare greco... «Il problema è che un presidente segue la vicenda da lontano o che le sue direttive vengono ignorate? Il problema sono le ferie programmate di Marino oppure i dirigenti sindacali con le loro dichiarazioni di principio a favore di tutti i lavoratori pur sapendo che molti di loro invece dovrebbero essere puniti? Dai sindacati non è mai arrivata alcuna segnalazione di disfunzioni. Tranne poi, in piena emergenza, chiedere incontri riservati con me per delegittimare l’operato del consiglio di amministrazione. Questa è vecchia politica, è vecchio sindacato. Non accetto che la città venga messa in ginocchio per tornare a qual passato in cui l’Amia è stata affossata. Un’epoca in cui l’azienda franava nel silenzio dei sindacati che, magari, si accontentavano di assistere o partecipare allo scambio di qualche piatto di lenticchie».