PALERMO. Soffriamo per rattoppare i malmessi impianti sportivi della città, ma dobbiamo pagare 13 milioni e mezzo sull’unghia (quasi l’intero gettito Tasi, tanto per dare un’idea delle grandezze) per risarcire la famiglia Marrone illegittimamente «espropriata» di una proprietà di 80 mila metri quadrati a Fondo Patti. È l’area dove è stato costruito nel 1998 il Palasport, che ora lentamente muore sotto gli schiaffi delle intemperie e sotto il saccheggio continuo di vandali e ladri.
Una delibera di giunta approvata nei giorni scorsi autorizza la transazione fra Palazzo delle Aquile e Giovan Battista Marrone e congiunti con urgenza. Ogni mese ulteriore di occupazione illegittima di quella porzione di territorio comporta per il Comune una batosta di 28 mila euro: perché sostanzialmente l’amministrazione non ha titolo per esercitare il diritto di proprietà a Fondo Patti.
Negli atti pubblicati sull’albo pretorio i nomi e i cognomi sono stati ostinatamente e diligentemente cancellati per una bislacca idea della privacy che di fatto azzoppa la trasparenza: come se il cittadino non debba sapere dove vanno a finire e a chi i suoi soldi. Specie quando si parla di 13,5 milioni di euro.
Ma non c’è nulla da fare: nemmeno l’assessorato alla Trasparenza riesce a risolvere la questione e a ordinare che gli atti debbano essere pubblicati per intero con la sola tutela per minori e dati sensibili (indirizzi, codici identificativi, numeri di conto).
Caricamento commenti
Commenta la notizia