PALERMO. Impiegati dei tributi inferociti, arrabbiati, preoccupati. Sono andati in «missione» dal capo area a chiedere conto e ragione del perché rischiano di vedersi sfilare dal portafogli qualcosa come 1.800 euro a testa all’anno. Si tratta di quella indennità per la lotta all’evasione spalmata su circa trecento lavoratori. Proveniva da un fondo che si alimentava attraverso il 2 per cento dell’Ici e che ammontava a circa 350 mila euro all’anno che servivano anche per il cosiddetto «miglioramento tecnologico». Il capitolo in bilancio è sostanzialmente sparito, tagliato, eliminato, azzerato. Niente moneta, insomma. A rompere le uova nel paniere è stato il capo di gabinetto del sindaco, Sergio Pollicita. Con una nota in punta di diritto e densa di riferimenti normativi ha spiegato il perché e il per come quell’«incentivo antievasione», così com’era stato elargito, non poteva più continuare a essere corrisposto. Bisogna, semmai, farlo rientrare nella cosiddetta contrattazione di secondo livello. E dunque tavoli, incontri, discussioni, tira e molla, accordi al ribasso, cessioni. Insomma, quasi nessuno crede che così si possa riottenere l’indennità alle condizioni di prima. Pare, addirittura, che Pollicita nel bloccare quella procedura abbia anche adombrato il rischio che possano essere richieste indietro le indennità che sarebbero state «indebitamente» percepite negli anni. Ipotesi che ovviamente è per i lavoratori come il sale spalmato sulla piaga. Dall’ufficio tributi stanno tutti abbottonatissimi: dirigenza e impiegati. ALTRE NOTIZIE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA