PALERMO. La decisione di espellere dal «Movimento 139» i due dissidenti che hanno votato contro la delibera sui servizi della Polizia municipale, ha creato malumori all’interno del gruppo. Intanto perché avere buttato fuori Gaspare Lo Nigro e Cosimo Pizzuto ha significato ridurre a 19 la forza della pattuglia di fedeli orlandiani. E nel momento in cui è sempre più difficile formare maggioranze «variabili» (il sostegno delle opposizioni anche per tenere il numero d’aula accade sempre più spesso), qualcuno avrebbe dunque preferito una presa di posizione più soft nei confronti dei due «eretici». Il fatto è che il provvedimento del capogruppo, Aurelio Scavone, è stato adottato a caldo, sull’onda dell’emozione. Senza una discussione vera e propria, così come auspicato, ad esempio, dalle consigliere Rita Vinci e Giusi Scafidi. Anche Francesco Bertolino, pur essendo convinto che la scelta dei due non potesse passare senza conseguenze, avrebbe sostanzialmente ben visto una punizione meno definitiva. «L’espulsione è sempre una cosa dolorosa - dice la Scafidi -. Si può essere contrari a un atto, io non ho votato la Tari ad esempio, e bisogna sapersi tirare fuori senza però danneggiare la tua parte politica. Detto questo - conclude - nel caso specifico forse abbiamo giudicato in fretta e senza un vero dibattito all’interno del movimento». Ma tant’è. E - fino a oggi - a nulla sono valse le accorate autodifese di Lo Nigro e di Pizzuto. Quest’ultimo, ieri a Sala delle Lapidi ha svolto un discorso improntato sul suo costante allineamento «alle posizioni del gruppo» in questi anni. Come a volere dire: «Mi punite per un unico momento di scelta personale in due anni e mezzo». ALTRE NOTIZIE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA