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Blue economy, la Sicilia al terzo posto

Con 227.975 imprese e 1.040.172 occupati, l’economia del mare in Italia genera un valore aggiunto diretto di circa 64,6 miliardi di euro, che raggiunge i 178,3 miliardi di euro se si considera l’indotto. Un settore, quello della blue economy, in netta crescita che negli ultimi anni ha dato prova di avere una marcia in più rispetto al resto dell’economia. Cresce il moltiplicatore: per ogni euro speso nei settori della filiera del mare se ne attivano altri 1,8 nel resto dell’economia. Crescono gli addetti, con un aumento occupazionale del 6,6%. E’ questa la fotografia scattata di recente nel corso della 10^ Conferenza nazionale sul turismo costiero e marittimo organizzata da Federturismo Confindustria, Assomarinas e Confindustria Nautica nell’ambito della 64a edizione del Salone Nautico di Genova.

“Questi risultati – ha sottolineato la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli – sono riprova della grande capacità che il settore della blue economy ha dimostrato di avere nel saper integrare le nuove tecnologie con le tradizionali attività marittime: con l’innovazione e la sostenibilità che vanno di pari passo per promuovere una crescita economica orientata alla valorizzazione delle risorse naturali. Va dato atto che la ripresa di questi anni è stata anche il frutto di proposte concrete e dell’attività di dialogo costruttivo messe in campo a livello istituzionale e che sono state recepite dal governo”.

Tornando ai dati, è Roma la “capitale” dell’imprenditoria del mare con 29.806 aziende, tallonata da Napoli con 22.943 imprese e seguita, a grande distanza, da Venezia con 9.426 aziende. Del resto, è il Lazio la regione più popolata dalle imprese “blu” con 34.851 unità, rincorsa dalla Campania (32.741 imprese) e dalla Sicilia che ha un ottimo terzo posto (28.807 imprese). Sono in tutto quasi 228 mila nel 2023, più precisamente 227.975, le imprese della Blue economy, di queste quasi la metà si trova nel Mezzogiorno e il 48,4% opera nel settore alloggio e ristorazione.
L’economia del mare negli ultimi quattro anni ha dato così prova di avere una marcia in più rispetto al resto dell’economia. Tra il 2019 e il 2023 le imprese blu sono aumentate di oltre il 4%, contro un calo complessivo del tessuto imprenditoriale del 2,2%, con picchi di crescita delle attività guidate da donne (+7,5%) e del turismo (+8,9%). È quanto emerge anche da un’analisi del Centro Studi Tagliacarne sul XII Rapporto dell’Economia del mare presentato lo scorso agosto e realizzato insieme a Unioncamere, Ossermare, Informare, Camera di commercio Frosinone Latina e Blue Forum Italia Network che ha acceso un faro sull’intera filiera composta dai settori della pesca, turismo e servizi ricreativi connessi, logistica e i trasporti marini, nautica e cantieristica, attività di ricerca e formazione, estrazioni marine. “La Blue economy delle imprese disegna una sorta di Italia capovolta in termini di sviluppo, con un Mezzogiorno che inverte la tradizionale immagine di area a minore crescita e presenza imprenditoriale, pur continuando a segnare ritardi dal punto di vista della produttività complessiva di quasi il 15% rispetto al dato medio del Paese”.

È quanto ha evidenziato Gaetano Fausto Esposito direttore generale del Centro Studi Tagliacarne secondo cui “se le imprese meridionali esprimessero la stessa produttività e capacità di collegamento con gli altri settori produttivi dimostrata da quelle settentrionali il valore aggiunto dell’economia del mare crescerebbe al Sud di circa 15 miliardi di euro”. Inoltre, ha aggiunto Esposito, “soprattutto nelle province del Mezzogiorno, l’esistenza di un fitto tessuto imprenditoriale blu genera a sua volta ulteriore crescita, al punto che in ben 24 realtà meridionali dove il peso delle imprese blu sull’economia locale appare superiore alla media nazionale, tra il 2019 e il 2023 si rileva anche un aumento della numerosità di queste aziende più alto del dato nazionale”. In generale poco meno della metà del “Sistema mare” nazionale è rappresentato da imprese operanti nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione che ammontano a 110.387 unità. Seguono per numerosità, le attività sportive e ricreative (34.246 imprese) e la filiera ittica (32.199 imprese), con un peso che si attesta, rispettivamente, al 15,0% ed al 14,1%. Supera il 12% il contributo della filiera cantieristica (28.171 imprese).

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