Ormai anche i suoi figli la chiamano Giusina in cucina. I gemelli Marco e Luca, dodici anni in due, a mamma Giusi Battaglia hanno affettuosamente imposto il titolo del suo primo libro da oggi in tutte le librerie e gli store digitali, «Giusina in cucina-la Sicilia è servita» (Cairo editore-collana Cubicook; pp.208; 19€). Il colorato vademecum su come districarsi e cucinare i piatti della tradizione siciliana, vero cavallo di... battaglia di Giusi, è anche il nome dell’omonimo format tv della poliedrica palermitana.
Il libro propone le ricette della tradizione, fedeli alle originali come tramandate dalla famiglia, ma alcune hanno variazioni e qualche licenza. Quarantatré anni, giornalista (ha iniziato al Giornale di Sicilia nel 1996), titolare di un’agenzia di comunicazione (segue Salvo Ficarra e Valentino Picone, Alessandro Siani e Antonino Cannavacciuolo), la cucina televisiva di Giusi Battaglia è nata quasi per caso: se non ci fosse stato quel lungo lockdown, infatti, probabilmente avrebbe continuato a impiattare solo per la gioia dei figli, del marito Sergio e degli amici come Fic & Pic (autori della divertente prefazione del libro). Giusi, però, decide di pubblicare le foto dei suoi sfizi di rosticceria sui social ed è subito un fioccare di like. Giusina in cucina, da lei ideato e condotto, è in onda dal 3 maggio 2020 il sabato alle 15,45 sul canale 33 Food network ed è il primo programma realizzato solo con un cavalletto e due smartphone.
Più facile essere l’ufficio stampa delle star o preparare il tagano di Aragona, meglio la perfezione o la convivialità?
«Sono cose diverse: il primo è lavoro, il secondo è divertimento, un antistress. Non starei mai troppo in tensione per un lievitato che non lievita mentre, nella vita e nel lavoro, sono severa, d’un rigore magistrale. Ma ammetto che, con un pubblico che mi segue con tanto affetto, mi sento investita d’una certa responsabilità dal momento che non cucino più solo per la famiglia o gli amici».
Chef e masterchef: perché in tv i programmi di cucina hanno così tanto successo?
«Perché la tavola unisce. Cucinare accomuna tutti, sia chi vive per mangiare e chi mangia per vivere».
Ma Giusina, in cucina, cosa mangia?
«Mi piace tutto. Adoro le verdure, la caponata, il pescespada e lo sfincione che per me è poesia pura. A patto che non torni su…».
E Ficarra e Picone cosa amano mangiare?
«Valentino da quando ha assaggiato il mio “‘sfincione di Bagheria” mangerebbe solo quello. Salvo, invece, adora i primi piatti. Una volta per un risotto nero con verdure e gamberi si alzò da tavola tre volte: andava in cucina a raschiare il fondo della pentola. Il libro è il risultato dell’affetto che il pubblico mi ha riservato, ricetta dopo ricetta».
Chi le ha trasmesso l’amore per il cibo?
«Mia madre. Pur essendo una donna in carriera, al mattino, si alzava prestissimo per preparare pranzo e cena. E non mangiavamo mai le stesse cose. La ricordo ancora mentre pulisce i cento carciofi che mio padre, di Cerda, una sera le aveva portato... Io, invece, ho iniziato a otto anni con un salame di cioccolato».
In tv cucina davvero?
«A differenza di altre trasmissioni, non ho uno chef di produzione cioè devo preparare tutto da me. Mi alzo prima delle sei, impasto, inforno. E non mi nascondo dietro i flop. Come quella volta che la crema di latte per le minni di virgini di Sambuca venne un disastro... ma ho recuperato al secondo tentativo».
Il libro sprizza allegria. A iniziare dai livelli di difficoltà o facilità di preparazione: si passa dal “molto traficusa” per gli anelletti al forno al livello di facilità “altissimo” per la pasta c’anciova...
«C’è anche il livello di facilità “imbarazzante” per il biancomangiare o il “dovete avere pazienza perché devono lievitare due volte” per le ciambelle. Ma il livello 100 di facilità è per il caciocavallo all’argentiera».
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