Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Noi e l’orto botanico, il giardino di Palermo raccontato attraverso le storie e le fotografie

Si conclude con questa seconda puntata (la prima è stata pubblicata il 19 agosto) il racconto della storia dell’Orto Botanico scritto da chi dirige la struttura da 21 anni, Francesco Maria Raimondo, e che si appresta a lasciare il suo incarico. Le foto dell’Orto che corredano le pagine sono di Giovanni Pepi e sono postate sul suo profilo Instagram @giovapepi. Vi proponiamo nella fotogallery in basso quelle che hanno ottenuto il maggior numero di «like» e che saranno mostrate nel salone dell’Orto botanico fra qualche mese.

L’Orto Botanico di Palermo è una delle più antiche istituzioni universitarie siciliane. Ciò grazie a una tradizione più che bicentenaria sostenuta da una straordinaria ricchezza biologica e dalla monumentalità di alcuni suoi elementi; non ultimo per la forte componente tropicale e subtropicale che lo connota e che ne fa un unicum nel contesto europeo e mediterraneo. Nel giardino, elementi della flora esotica si fondono con quelli nativi, integrandosi per dar luogo ad aspetti insoliti ovvero a quel giardino libero da costrizioni canoniche, espressione armonica di natura e creatività.

L’Orto palermitano nasce come istituzione dell'Accademia dei Regi Studi, trasformatasi nel 1805 nell'odierna Università degli Studi. Destinato originariamente alla raccolta, coltivazione e ostensione di piante per scopi didattici e scientifici, dovrà assicurare all'Isola anche positive ricadute produttive in campo agricolo e industriale. «Miscuit utile dulci» - la scritta impressa nella volta del Ginnasio - traduce appropriatamente l'indirizzo culturale ed operativo originariamente assunto dall'Istituzione e questo indirizzo non sarà mai perso di vista dagli studiosi che nel tempo si sono succeduti alla sua guida.

L'Orto di via Lincoln nasce nel 1789 per volontà del vicerè Caramanico, sotto gli auspici del Re Ferdinando di Borbone e il concorso della Municipalità.

A Giuseppe Tineo - dimostratore e poi direttore del piccolo orto botanico accademico di Porta Carini - toccò di esserne il primo direttore; al vero artefice del nuovo orto accademico fuori le mura, fu assegnata, invece, la carica di dimostratore. La sede del primo orto accademico ben presto venne spostata perché inadeguata alle esigenze didattiche e anche perché preclusa a qualsiasi possibilità di sviluppo. Dunque, dopo pochi anni dalla sua fondazione, si decide di trasferirla in una sede sufficientemente ampia: giusto nel piano di S. Erasmo, in località Vigna del Gallo, in continuità con la «Flora», la Villa del Popolo poi detta Giulia in ricordo della moglie del vicerè Colonna.

L'Orto di oggi si estende su una superficie di circa 10 ettari. Tale estensione venne raggiunta nel corso del primo secolo della sua storia. Il primo impianto fu realizzato tra il 1789 ed il 1795 e venne inaugurato ufficialmente il 9 dicembre 1795. Il nuovo Orto nasce come sussidio all'insegnamento superiore e alla ricerca, come impulso per l'industria e dell'agricoltura, ma anche come elemento di decoro della città e di prestigio dei suoi governanti. Gli edifici - Gymnasium, Tepidarium e Calidarium - progettati in stile neoclassico dall'architetto parigino Leon Dufourny, vennero realizzati con la collaborazione degli architetti Pietro Trombetta, Domenico Marabitti e Venanzio Marvuglia. Il Gymnasium, in origine, era la sede della Schola Regia Botanices, dell'Herbarium, della Biblioteca e della dimora del Direttore. Affiancano l'imponente edificio due corpi minori disposti ai due lati. Essi sono appunto il Calidarium e il Tepidarium, le "serre" che in origine ospitavano non solo piante di climi caldi e temperati rispettivamente, ma anche i giardinieri addetti alla loro cura. Nella sala centrale del Ginnasio si trova ancora la cattedra ed il banco del dimostratore dove lo stesso esponeva le piante medicinali oggetto della lezione.

Sin dalla sua origine, il Giardino fu improntato a criteri scientifici. Nel formulare il suo disegno, Dufourny si propose di superare l'idea rinascimentale del disegno concluso. La superficie originaria, di poco più di un ettaro, viene comunque ripartita in quattro grandi settori rettangolari, i cosiddetti quartini, separati da due viali ortogonali: il viale Centrale e il viale delle Palme. Il nuovo Orto, negli anni immediatamente successivi alla sua inaugurazione, si arricchì dell'Aquarium (1796) - una grande vasca in cui prosperano numerose specie di piante acquatiche - e della serra Carolina, montata nel 1823. Il grande Ficus - originario dalla piccola Isola di Lord Howe (Australia) e descritto dal Borzì come nuova specie con il nome di Ficus magnolioides (oggi sinonimo di Ficus macrophylla subsp. columnaris) - costituisce il simbolo del moderno Orto, dove pervenne nel 1840 dal Jardin des Plantes. L'estensione attuale fu raggiunta nel 1892, in seguito a progressivi ampliamenti. Nel 1913 gli fu affiancato il Giardino coloniale, istituzione sperimentale fortemente voluta dal Borzì e cancellata negli anni '70. Nel 1985, a seguito della soppressione degli istituti universitari e della nascita dei dipartimenti, l'Orto farà parte del Dipartimento di Scienze Botaniche, quindi, con i successivi accorpamenti dipartimentali dipenderà prima dal Dipartimento di Biologia ambientale e Biodiversità e, recentemente, dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche, Chimiche e Farmaceutiche. Sviluppatosi in un'epoca di grandi esplorazioni, l'Orto palermitano, tra la seconda metà dell'800 e i primi decenni del '900, si trovò a essere punto di riferimento dei grandi orti botanici europei che per le peculiarità climatiche di Palermo, preferirono trasferire nell'Orto palermitano molte specie, in parte ancora sconosciute o non sempre ben identificate, provenienti dalle regioni tropicali di cui promuovevano l'esplorazione.

Estremamente importante sotto questo profilo fu il collegamento con l'Orto Botanico di Berlino - allora diretto dal celebre sistematico Engler - e con altre analoghe istituzioni estere, in particolare asiatiche, africane, australiane e sudamericane. All'Orto universitario di Via Lincoln si deve l'introduzione in Sicilia e in tutta l'area mediterranea del mandarino (Citrus deliciosa) e del nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica). Esso ospita oggi circa 12.000 specie diverse di piante, la maggior parte delle quali coltivate in vaso, all'aperto. La loro diffusione fuori dai suoi confini trasformerà il paesaggio urbano di Palermo e di tutta la costa siciliana e apporterà significative novità nell'agricoltura del Bacino mediterraneo.

Tra le piante introdotte, divenute espressive del paesaggio locale, oltre ai già citati mandarino e nespolo, ricorrono varie palme, il banano, la chorisia. Ma l'attrazione principale dell'Orto rimane il maestoso Fico magnolioide, introdotto nel 1840 e poi oggetto di sperimentazione per estrarre dal suo latice il caucciù. Questo Ficus, con le sue grosse radici colonnari e tabulari, è l'albero più notevole dell'Orto e, verosimilmente, la pianta italiana di maggiori dimensioni; è anche il progenitore dei vari esemplari presenti nei viali e nei parchi di Palermo e di altre città siciliane e mediterranee. Nel giardino universitario di via Lincoln, monumentale è altresì presente l’Araucaria columnaris, conifera della nuova Caledonia che con i suoi oltre 40 metri di altezza è il più alto albero della Città di Palermo.

 

Caricamento commenti

Commenta la notizia