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La Cia lancia l'allarme: grano troppo caro, agricoltori in difficoltà

L’agroalimentare italiano rappresenta una vera e propria eccellenza del Made in Italy, un comparto strategico per l’economia nazionale con un impatto sempre più elevato sul PIL, e ampi margini di miglioramento per quanto riguarda la produttività. Secondo i dati di The European House – Ambrosetti, la filiera estesa dell’agroalimentare italiano, che include agricoltura, distribuzione, intermediazione,

«È inaccettabile che i nostri agricoltori siano costretti a raccogliere il grano a prezzi così bassi da non coprire nemmeno i costi, mentre sugli scaffali i prezzi di pane, pasta e farina continuano a salire. È ora che la Regione Siciliana intervenga con misure concrete contro questa deriva che sta danneggiando il settore cerealicolo e tutta l'agricoltura locale». E’ l’allarme lanciato da Matteo Paladino, vicepresidente vicario della Cia Sicilia Occidentale, che denuncia una situazione ormai insostenibile per migliaia di agricoltori e allevatori della provincia di Trapani e delle zone limitrofe.

«In queste settimane i cerealicoltori stanno raccogliendo grano che viene pagato intorno ai 20-22 euro a quintale, - dice - un prezzo che rende antieconomica la stessa raccolta. Una contraddizione evidente, se si pensa che il costo dei prodotti derivati continua a crescere senza sosta».

A rendere ancora più grave la situazione è l’emergenza incendi che ha colpito duramente la provincia di Trapani, distruggendo vaste aree a Cofano, Zingaro, Custonaci, Scopello e San Vito Lo Capo. «Molti allevatori - racconta Paladino - hanno rischiato la vita per salvare il loro bestiame. Ora, però, devono affrontare un altro dramma: l’assenza di pascoli per i prossimi mesi».

Per affrontare questa doppia emergenza, la Cia Sicilia Occidentale avanza tre richieste alla Regione: la dichiarazione di calamità naturale per le zone colpite dagli incendi; aiuti economici immediati per consentire agli allevatori di nutrire i greggi e mantenere in vita le aziende; la concessione di aree demaniali e riserve naturali agli allevatori, per favorire il pascolo controllato e prevenire nuovi roghi.

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