
«A Palermo la somma tra addizionale regionale e comunale Irpef fa 449 euro per chi ha un reddito di 20 mila euro, a Milano 263. Catania, Messina, Agrigento, Caltanissetta, Siracusa e Trapani toccano quota 406, Ragusa 371. Rispetto al capoluogo lombardo, Enna con 246 euro è l’unica città della nostra Isola dove pesa meno questa voce di costo. E pure stavolta, come già detto a proposito della Tari, viene amaramente da esclamare: Sicilia, povera e tartassata!». Luisella Lionti, segretaria generale della Uil Sicilia, commenta così i dati emersi da uno studio diffuso oggi dal “Sindacato delle Persone”. Il rapporto è stato curato dal Servizio nazionale Stato sociale e Politiche fiscali, sotto la guida del segretario confederale Santo Biondo che sottolinea: “Abbiamo evidenziato importanti disomogeneità territoriali che rischiano di amplificare le disuguaglianze sociali ed economiche, tra persone, territori e generazioni”. “Troppo spesso, aggiunge Biondo, queste imposte sono utilizzate per compensare i tagli lineari dei Governi senza un corrispondente miglioramento nei servizi pubblici. Il risultato è che i cittadini, in particolare quelli a reddito medio-basso, pagano di più per ricevere meno”
Sono le addizionali comunali a lasciare soprattutto il segno perché si paga 0 (zero) nel capoluogo lombardo come a Enna ma anche a Mantova e Bolzano, Trento e Firenze, mentre a Palermo – sempre facendo riferimento ai percettori di un reddito da 20 mila euro – si raggiungono i 203 euro. Che diventano 160 ad Agrigento, Caltanissetta, Catania, Messina, Siracusa e Trapani. A Ragusa, 125. L’addizionale regionale, invece, ammonta in Sicilia a 246 euro.
“Questo nuovo rapporto Uil dimostra ancora una volta quanto sia iniquo il sistema-Italia”, afferma Luisella Lionti. L’esponente sindacale aggiunge: “Non si capisce perché esista tale e tanta differenza di trattamento fiscale, purtroppo troppo spesso inversamente proporzionale a ciò che nei nostri territori viene garantito alle persone in fatto di Sanità, Istruzione, Trasporto pubblico e Assistenza sociale. Non possiamo far finta di nulla quando ancora una volta viene documentato con analisi oggettive e numeri inoppugnabili, quali quelli contenuti nel report nazionale Uil sulle addizionali Irpef, il divario che esiste e cresce nel Paese accrescendo il disagio sociale”.
Il Servizio Stato sociale e Politiche fiscali precisa che “i dati per eseguire i calcoli delle imposte sono stati estrapolati dal Dipartimento delle Finanze (Fiscalità regionale e locale) e sono stati elaborati utilizzando le aliquote in vigore per l’anno fiscale più recente disponibile, desunte dalle delibere pubblicate sul relativo sito istituzionale”. Il segretario confederale Santo Biondo conclude: “Occorre una riforma della fiscalità locale che introduca criteri di maggiore equità e progressività, con una protezione per le persone fragili, così come l’Italia si è impegnata a fare nel Pnrr. È importante anche prevedere una clausola sociale all’autonomia fiscale, affinché l’utilizzo del prelievo locale sia trasparente e tracciabile rispetto al finanziamento dei servizi di cittadinanza. Infine, bisogna irrobustire la funzione di sussidiarietà e perequazione dello Stato, per garantire livelli essenziali di servizi su tutto il territorio nazionale. La giustizia fiscale è il primo pilastro per costruire la coesione sociale di una comunità in cui si riconosca il valore del lavoro, si proteggano i più deboli e si rafforzi il patto sociale tra cittadini e istituzioni, anche e soprattutto a livello territoriale".
Caricamento commenti
Commenta la notizia