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Sicilia, evasione fiscale alle stelle ma pochi Comuni si attivano

Secondo il report dell’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, nel 2023 solo 15 Comuni siciliani hanno inviato all’Agenzia delle Entrate le cosiddette “segnalazioni qualificate”

La Sicilia è la quarta regione italiana per evasione. Nonostante una delle più alte percentuali anche sul fronte del lavoro nero in Italia, nell'Isola si evidenzia un impegno debole nella lotta contro l’infedeltà fiscale. Secondo il report pubblicato dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, nel 2023 solo 15 Comuni siciliani – su un totale di 391 – hanno inviato all’Agenzia delle Entrate le cosiddette “segnalazioni qualificate”, strumenti fondamentali per far emergere situazioni sospette di evasione.

Il dato, come detto, è impietoso: la Sicilia è la quarta regione italiana per evasione, con un tasso del 16,7% per ogni 100 euro incassati, pari a un gettito evaso stimato in quasi 7 miliardi di euro. Eppure, dal complesso delle segnalazioni effettuate, la Regione ha incassato appena 101.810 euro, ovvero una quota irrisoria rispetto al potenziale.

Il capoluogo regionale Palermo ha trasmesso segnalazioni per un importo che ha fruttato al Comune appena 1.373 euro. Peggio ancora Catania, Trapani ed Enna: nessuna segnalazione, nessun incasso. Un silenzio che stride con i dati Istat sull’abusivismo edilizio, che in Sicilia raggiunge il 48,2%, il quarto dato più alto d’Italia, e con la stima di oltre 211 mila lavoratori irregolari presenti sull’Isola, pari al 13,7% degli occupati.

Perché i Sindaci non denunciano?

Le ragioni, secondo la CGIA, sono molteplici. «È sempre sbagliato generalizzare e anche in questo caso sarebbe ingiusto “etichettare” i Sindaci di totale “insensibilità” nei confronti dell’evasione/elusione praticata dai propri concittadini», scrive la Cgia nel documento sottolineando che «le segnalazioni fatte dalle amministrazioni comunali al fisco devono essere puntuali, circostanziate e contenere i dati identificativi del soggetto a cui sono contestati gli ipotetici comportamenti evasivi ed elusivi. Non è sufficiente, quindi, indicare un potenziale evasore esibendo motivazioni generiche. Inoltre, per redigere l’istruttoria che verrà poi inviata all’Agenzia delle Entrate è necessario che i Comuni dispongano di personale formato e qualificato a svolgere questa attività “investigativa”. Abilità, queste ultime, che un dipendente comunale le acquisisce solo attraverso la partecipazione a un’attività formativa mirata e continuativa che dovrebbe essere tenuta proprio dall’Amministrazione finanziaria. Insomma, con piante organiche ridotte all’osso e, spesso, del tutto impreparate ad affrontare queste tematiche, per molti Sindaci ricorrere a questa misura è molto difficile. È vero, come dicevamo più sopra, molti Comuni dispongono di poco personale e del tutto impreparato a espletare queste funzioni. Se, invece, le competenze sono disponibili, in massima parte vengono utilizzate per “recuperare” l’evasione dei tributi locali in capo ai Comuni; come l’Imu, la Tari, la Tosap, l’imposta sulla pubblicità e quella di soggiorno che non rientrano nella fattispecie analizzata in questo approfondimento. Tuttavia, non va nemmeno trascurata l’ipotesi seguente: per molti Sindaci scatenare una “campagna” contro gli evasori e/o gli abusivi potrebbe essere addirittura controproducente. In molte aree del Paese, infatti, il consenso politico a livello locale si “acquisisce” e si “consolida” anche “ignorando” questi reati; “consentendo”, ad esempio, a chi non ha una casa di costruirsene una abusivamente o a chi non ha un’occupazione stabile di “sopravvivere”, esercitando un’attività lavorativa irregolare».

I virtuosi

Nel 2023 il Comune italiano che ha incassato di più dalla lotta all’evasione è stato Milano con 397.991 euro. Seguono Genova con 381.871, Prato con 184.579 e Lodi con 157.435 euro. Nelle prime 10 posizioni a livello nazionale spiccano i risultati ottenuti dall’Amministrazione comunale di Cernusco del Naviglio (Mi) con 75.880 euro e di Segrate (Mi) con 67.443. Vista la dimensione dell’evasione, del lavoro nero e dell’abusivismo edilizio presenti soprattutto nel Mezzogiorno, appaiono quanto meno “singolari” i risultati ottenuti dal Comune di Bari che ha riscosso 1.776 euro, Palermo 1.373, Napoli 773 e Agrigento 267. I Comuni di Catania, Caserta, Foggia e Trapani, invece, non hanno incassato alcunché, lasciando presagire che non abbiano inviato nessuna “segnalazione qualificata” all’Agenzia delle Entrate.

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