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A Ciminna nascono le Comunità energetiche rinnovabili

Il Comune di Ciminna ha costituito tre Comunità energetiche rinnovabili per condividere, tramite i consumi, l'energia prodotta da fonti green. Per le Cer, progettate con il supporto tecnico dell’Agenzia di sviluppo del Mezzogiorno, sono stati scelte le coperture di tre beni confiscati alla mafia dove è prevista la realizzazione di impianti fotovoltaici sfruttando un'area complessiva di 438 metri quadrati. L'energia prodotta è stimata in 152.670 kwh all'anno. Lo annuncia con una nota il Comune.

«Le Comunità energetiche - spiega il sindaco di Ciminna Vito Barone - forniranno benefici ai partecipanti sia in termini economici che ambientali».

Gli introiti spettanti al Comune per ogni Cer, al netto di quelli distribuiti ai cittadini, ammontano in totale a quasi 21 mila euro all'anno. Il Comune potrà utilizzare queste risorse per ammortizzare il costo di realizzazione degli impianti fotovoltaici. «Avremo inoltre a disposizione - aggiunge il primo cittadino Barone - introiti da utilizzare per finalità sociali stimati in 1.830 euro all’anno».

«La Comunità energetica rinnovabile è un'associazione aperta nella quale è possibile entrare e uscire liberamente, i cui soci possono essere cittadini, piccole e medie imprese (per le quali la partecipazione alla Cer non costituisca l'attività commerciale e industriale principale), enti territoriali e autorità locali, incluse le amministrazioni comunali, le associazioni con personalità giuridica di diritto privato, gli enti di ricerca e formazione, gli enti religiosi, del Terzo settore e di protezione ambientale», spiega in una nota il Comune.

«È possibile partecipare alla Cer in qualità di produttore di energia rinnovabile, realizzando un impianto fotovoltaico; in qualità di autoconsumatore, possedendo un impianto di produzione da fonte rinnovabile che produce energia per soddisfare i propri consumi e condividere con il resto della comunità l’energia in eccesso. È possibile, infine, partecipare in qualità di consumatore, cioè non possedendo alcun impianto di produzione di energia. Rientrano in quest'ultimo gruppo anche i clienti cosiddetti «vulnerabili» e le famiglie con basso reddito», conclude la nota.

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