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Il Tar annulla il regolamento sul canone unico sul suolo pubblico: caos al Comune di Palermo

La botta sembra forte. Il Tar dichiara illegittima la delibera con cui il Consiglio comunale di Palermo aveva approvato nel 2021 il regolamento per l’applicazione del Cup, il canone unico patrimoniale. È un tributo imposto sostanzialmente a tutti quelli che a qualsiasi titolo occupano il suolo pubblico: dai semplici passi carrabili ai tavolini dei bar, dagli impianti di distribuzione di carburante ai circoli sportivi, dalle aree di parcheggio alle zone offerte in concessione.

La prima sezione del tribunale amministrativo (Salvatore Veneziano presidente, Maria Cappellano consigliere, Francesco Mulieri, estensore) ha dichiarato l’illegittimità della deliberazione che riunisce diverse forme di prelievo fiscale ed oneri concessori, tra cui la Tosap, i canoni per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche, l’imposta sulla pubblicità ed i diritti di affissione. La manovra aveva portato a un aumento esorbitante del canone imposto. I giudici, in particolare, hanno accolto il ricorso di quattro concessionari di una striscia di terreno demaniale, assistiti dall’avvocato Luigi Raimondi, a cui il Comune, nell’agosto del 2022, in applicazione delle nuove regole, aveva chiesto il pagamento di un canone pari ad otto volte gli oneri precedentemente richiesti.

In sostanza, viene evidenziato come il Comune, nell’applicare il Cup deve rispettare l’obbligo di mantenere il gettito complessivo pari a quello ottenuto dalle imposte che sostituisce. Qualsiasi variazione delle tariffe, anche in aumento, non può superare la soglia del gettito ottenuto in precedenza, pena la violazione degli articoli 23 e 119 della Costituzione.

Questo principio limita l’autonomia del Comune nel determinare il canone, imponendogli di rispettare l’invarianza del gettito per evitare aumenti ingiustificati e sproporzionati a carico dei contribuenti. Nella sentenza si legge al riguardo che «il Comune ha impiegato in maniera illegittima la discrezionalità conferitagli dalla legge in quanto ha determinato il Cup senza in alcun modo determinare la soglia del gettito conseguito nel 2020; senza spiegare le modalità attraverso le quali ha ricalcolato il canone patrimoniale sulle occupazioni di suolo pubblico permanenti dei beni immobili di proprietà comunale; senza effettuare alcuna previsione circa gli incassi che conseguirà con l’entrata in vigore del regolamento impugnato».

L’amministrazione, nella memoria difensiva, ha spiegato «che nessuna norma imponeva al Comune di esplicitare il gettito complessivamente conseguito nel 2020 dalle entrate che sono state sostituite dal Cup. Con ciò dimostrando di non avere esperito preventivamente alcuna attività istruttoria per fissare le nuove tariffe.

L’avvocato Raimondi esprime molta soddisfazione per il fatto che «si costringe l’ente ad assumere misure proporzionali e in piena trasparenza».
Il Consiglio è dunque tenuto a conformarsi alla sentenza, adottando un nuovo regolamento «emendato dal vizio di illegittimità accertato e adottando gli atti amministrativi conseguenti».
Ma fino alla nuova delibera che cosa accadrà? Il rischio ora è di una paralisi perché non si capisce cosa farà l’amministrazione. Sospenderà l’atto in autotutela? Oppure ha l’asso nella manica per la fase d’appello e dunque dorme su due guanciali perché gli avvocati stanno già lavorando?

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