Prima per concentrazione di colture in scala regionale, pari al 17% rispetto al totale nazionale, e terza, dopo Toscana e Calabria, per incidenza sulla superfice agricola utilizzata (Sau), vicina al 31%, nonché di nuovo prima per numero di aziende dedite al regime di coltivazione e di operatori attivi nel settore, ossia, rispettivamente, 13.263 e 14.000. È il ranking della Sicilia alla voce agricoltura biologica secondo l’ultimo report in materia sfornato dall’Ismea, con dati che sull’Isola segnano un incremento del 37% di terra a produzione bio negli ultimi dieci anni e del 6,7% dal 2022 al 2023. Un patrimonio che ha raggiunto i 413.202 ettari, l’estensione più larga dello Stivale, suddivisa per la maggior parte fra prati da pascolo (133mila ettari), cereali (56.705), colture foraggiere (72.491), uliveti (40.338), vigneti (32.787), agrumeti (18.579) e alberi da frutta in guscio (16.372), tanto che la regione, spiega Monica Solarino, membro del comitato nazionale di Coldiretti Bio e produttrice di agrumi in provincia di Siracusa, «è prima anche per diversificazione di coltivazioni biologiche e tra i più grandi esportatori dentro e fuori l’Ue: record e posizioni che in queste settimane stiamo rischiando di perdere a causa della crisi idrica. Che sta pesantemente danneggiando anche il nostro segmento. L'articolo completo di Andrea D'Orazio sul Giornale di Sicilia oggi in edicola