Un po’ di pioggia, finalmente, ma non su tutte le province dell’Isola, e così, mentre la colonnina di mercurio, dopo una breve stasi, sta per puntare di nuovo verso l’alto, la terra continua ad ardere di siccità, tanto che per gli allevatori e i cerealicoltori si conferma un game over: niente grano né foraggio. A rilanciare l’Sos, stavolta, è la Cia Sicilia Occidentale, rimarcando che «questi della prima metà di giugno avrebbero dovuto essere giorni di fermento, di preparativi, di attesa», e invece, tra i rilievi e le valli delle Basse Madonie «le mietitrebbie resteranno ferme e il silenzio prenderà il posto del fragore laborioso dei macchinari, mentre la speranza i un buon prezzo è già svanita, cacciata via dalla certezza di un raccolto pari a zero». I campi di questa zona, difatti, sono stati tra i più colpiti dalla crisi idrica, «con centinaia e centinaia di ettari, a perdita d’occhio, quasi totalmente brulli. Anche quelli dedicati ai foraggi e ai pascoli naturali: un durissimo colpo pure per la zootecnia». Dalle zone di Alimena e Bompietro, ma più in generale da tutta la dorsale, ricorda il presidente della Cia Sicilia Occidentale, Camillo Pugliesi, «provengono alcuni tra i migliori grani duri siciliani, anche biologici, ma la quasi totale assenza di pioggia ha avuto la meglio. Quest’anno non c’è raccolto, a fronte invece di tutte le spese sostenute dai produttori. Spese, tra l’altro, lievitate parecchio rispetto agli altri anni. Nessuno può permettersi di non incassare un euro dopo averne versati a migliaia: serve un intervento di sostegno immediato, perché c’è il serio rischio di chiusura di tante aziende e di perdita di un ricchissimo patrimonio cerealicolo e zootecnico». Un servizio completo di Andrea D'Orazio sul Giornale di Sicilia in edicola oggi