C’è il bambino con le orecchie a sventola che sogna già in grande, il ragazzino che non vuole studiare e che finisce in un collegio militare, la prima idea di affittare una macchina, una 1300 amaranto che ai tempi costava 3 mila lire, e poi un’altra auto, e un’altra ancora. Tante auto che hanno fatto viaggiare nel Mediterraneo e in Europa: Tommaso Dragotto è l’esempio di come, con la testa dura, armati soltanto della voglia di fare, si riesca ad emergere, a qualsiasi latitudine ci si trovi.
Sessant’anni di attività e ottantacinque primavere, Dragotto non ha dimenticato il ragazzino figlio della signora Elvira, la tabaccaia e si commuove al ricordo: ieri sera al Teatro Massimo è voluto partire da qui per arrivare al «golden man» di un’azienda appena quotata in borsa.
Teatro pieno, punteggiato di smoking e paillettes per una serata di celebrazione srotolata sulle note di Gigi D’Alessio. Che ha anche portato al presidente, gli auguri di Fiorello, mattatore dieci anni fa della festa del cinquantesimo. «Ho chiesto in giro, ai miei dipendenti, ai miei amici e tutti hanno detto Gigi. E Gigi sia». Insomma presidente, lei accetta consigli e decide di conseguenza? «Siamo una grande famiglia, ascolto e poi decido. Qualche anno fa non era così, facevo più di testa mia, ma si diventa vecchi e si deve ascoltare. Io comunque ho fatto un patto con Gesù, ho ancora da fare per vent’anni, vediamo se mi dà ascolto».
Scorrono sullo schermo sul palco – durante la lunga intervista condotta dal direttore di Economy Sergio Luciano e dalla giornalista Nadia La Malfa – le immagini in bianco e nero e poi a colori dell’azienda che si va facendo, il primo parco macchine, i dipendenti, l’avventura della candidatura a sindaco, la nascita della Fondazione Dragotto e l’imponente restauro di Villa Lampedusa trasformata in una residenza di charme. «Mio papà non lo ricordo, a tre anni fu silurato su una nave passeggeri, sono cresciuto con mia mamma - racconta - che si inventò prima il lavoro da modista, poi la tabaccheria. Mi parlava in dialetto nei momenti importanti, ma non voleva sentirmi pronunciare il siciliano: mio padre era un cattolico profondo, mia madre aveva una capacità intellettiva importante». E qui ci si rende conto di quanto per Dragotto contino la caparbietà e la voglia di riuscire.
«Credo che Tommaso Dragotto sia una delle eccellenze della Sicilia – dice l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo – da politico e da amico partecipo con affetto ed emozione alla festa di un’azienda che è sinonimo di continua crescita». La sua collega al Turismo, Elvira Amata, sottolinea il fatto che «Dragotto è un esempio per tutti i giovani siciliani e non. Perché da solo con la sua ambizione, è riuscito con grande sacrificio a raggiungere un obiettivo importante. E l’impegno paga».
Alla serata è presente il sindaco Roberto Lagalla con la moglie Maria Paola che raggiunge il camerino di Gigi D’Alessio per una foto e un saluto al presidente di Sicily by Car e alla moglie, Marcella Cannariato. «Tommaso Dragotto è sempre stato con il cuore e la testa a Palermo ma con le ali in tutto il mondo – dice l’assessore comunale al Centro storico Maurizio Carta, intervenuto alla festa con i colleghi Dario Falzone al Decentramento, e Giuliano Forzinetti, all’Innovazione -. E celebrarlo al Teatro Massimo, che è la sede iconica della nostra cultura, è un segno importante per il suo lavoro».
Tra i visi noti in sala, tra tanti ospiti, brokers internazionali, dipendenti, giornalisti, politici, anche il deputato Pd Giuseppe Lupo e il medico Adelfio Elio Cardinale, sottosegretario alla Salute nel Governo Monti. Tutti insieme a cantare «Non mollare mai» di Gigi D’Alessio che è stata scelta come leit motiv dell’intera serata.
Nel video parla Tommaso Dragotto
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