Mentre il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani tesseva la tela diplomatica, incontrando la commissaria Ue per la Coesione e le riforme Elisa Ferreira, sul tavolo della giunta regionale è arrivata un’altra versione del piano di salvataggio del miliardo di euro che in questo momento la Regione dovrebbe restituire a Bruxelles perché rimasto nei cassetti dal 2014. Intorno a questo piano a Palazzo d’Orleans da qualche giorno filtra un cauto ottimismo. Il Comitato di sorveglianza a fine settembre ha dato un primo via libera che, se sarà confermato dalla Commissione Ue, permetterebbe di «paracadutare» circa ottocento milioni. Si tratta di una manovra che, anche nella versione arrivata ieri in giunta, toglie fondi a tutti quei progetti rimasti nei cassetti e li dirotta verso altri che stanno viaggiando più velocemente o verso spese già fatte con finanziamenti regionali e che ora si vuole invece attribuire invece all’Europa per dimostrare di aver speso i contributi assegnati alla Regione. Con questa chiave di lettura va interpretata la notizia diffusa ieri dall’Irfis di essere pronta a investire altri 65 milioni per scorrere la graduatoria del bando che ha assegnato negli anni scorsi contributi alle imprese danneggiate dal Covid (già assegnati a questo scopo 220 milioni). Le imprese che già erano risultate idonee al finanziamento (ma escluse per mancanza di fondi) da oggi alle 10 potranno accedere alla piattaforma telematica https://sportelloincentivi.irfis.it/ (operativa fino alle 17 del 20 ottobre) e inserire i dati richiesti secondo le indicazioni giunte alle loro pec. Al termine del processo di acquisizione dei dati avverrà la liquidazione delle somme. Questi 65 milioni extra si sommano ai 22 che l’Irfis aveva già ricevuto qualche mese fa portando così a 87 milioni il budget rendicontabile a Bruxelles per contribuire al piano di salvataggio dei fondi del 2014/2020. In totale sono 369 milioni e mezzo le somme dirottate su contributi alle imprese o alle famiglie: in pratica la Regione dichiarerà di aver finanziato con fondi europei gli aiuti alle famiglie a basso reddito per calmierare il costo dell’energia (già erogati) e quelli in corso di erogazione per lo stesso motivo alle imprese. Un’altra quota sostanziosa di fondi non spesi, 94 milioni, verrà dichiarata come investita (e già spesa fra il 2021 e il 2022) per l’acquisto di vaccini anti-Covid. Altri 117 milioni (inizialmente erano 82) verranno certificati a Bruxelles come spese fatte per fognature e depuratori. Per il resto le correzioni che il Comitato di sorveglianza ha suggerito di aggiungere al piano di salvaguardia, tornato per questo motivo ieri in giunta, continuano a essere spie dei settori più in crisi. Ai progetti per l’energia sostenibile vengono tolti 250 milioni che altrimenti di sicuro tornerebbero a Bruxelles, ai piani per combattere la povertà vengono sottratti 49 milioni, agli investimenti per fronteggiare l’emergenza rifiuti con nuovi impianti altri 114 milioni. Agli interventi per combattere i rischi legati al cambiamento climatico e alle crisi dovute agli agenti atmosferici (in primis il rischio idrogeologico) vengono tolti 65 milioni. Sono tutte somme rimaste nei cassetti dal 2014 e che ora la Regione sta provando a dirottare su altri programmi nel tentativo di poter dimostrare una spesa corrispondente. È una operazione rischiosa: perché vada in porto serve l’Ok di Bruxelles e poi tutte le carte in regola per essere spedite alla Commissione Europea entro il 31 dicembre. Tutto ciò che resterà nei cassetti per quella data tornerà a Bruxelles e costituirà un’altra occasione persa. Anche di questo Schifani ha parlato ieri con la commissaria europea Ferreira. Al di là degli incontri pubblici, a Palazzo d’Orleans e poi nei principali siti palermitani su cui si stanno investendo fondi comunitari, il presidente e la commissaria hanno avuto un confronto lontano dai riflettori. Al termine del quale Schifani ha manifestato ottimismo: «La Regione è impegnata in questo momento nella chiusura della programmazione 2014/2020, la cui attuazione è stata in parte rallentata, negli scorsi anni, dall’emergenza Covid e dal conflitto russo-ucraino. L’accoglimento della proposta di riprogrammazione da noi avanzata, in costante raccordo con gli uffici della commissaria Ferreira, che ringrazio, concorrerà a ridurre l’area di rischio che, all’indomani del mio recente insediamento, era stata valutata in circa un miliardo. Puntiamo dunque al pieno assorbimento delle risorse». In alto il commissario europeo Elisa Ferreira in visita dal presidente Renato Schifani (foto di Alessandro Fucarini)