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Cassa Depositi e Prestiti apre alla Sicilia e punta forte sull'energia rinnovabile

I margini di crescita dell’economia siciliana sono molti, i fondi in questo momento non mancano e serve sfruttarli nella migliore maniera possibile. Per questo Cdp, Cassa depositi e prestiti, società partecipata dal Ministero delle Finanze e dalle fondazioni bancarie, ha deciso di aprire uno sportello a Palermo con competenze sulla Sicilia e sulla Calabria. Ieri la presentazione delle opportunità e di quanto sinora realizzato nel corso di un incontro al Teatro Massimo di Palermo (la cui costruzione è stata finanziata nel 1875 con due milioni della Cassa) al quale hanno partecipato i vertici delle società del Gruppo Cdp. Una tappa del road show nazionale organizzato dalla Cdp (nel video la registrazione integrale).

I dati intanto: nell’ultimo periodo sono stati erogati quattro miliardi a favore di circa 11.000 imprese e 240 enti pubblici della Sicilia, di cui 128 milioni per infrastrutture, è stata realizzata una rinegoziazione dei mutui per oltre 560 milioni in favore di enti locali e attività di advisory sui fondi del Pnrr. Ma si punta a fare di più. Da cosa si parte? Da agroalimentare, certo, ma non solo.
Secondo i manager che hanno partecipato all’incontro i margini di crescita più importanti sono nel settore delle rinnovabili (nel 2021 la Sicilia è stata la seconda regione per capacità produttiva installata da impianti eolici con 2010 MW e «con un buon andamento del regime autorizzativo», hanno detto i tecnici di Cdp illustrando i dati e smentendo una certa narrazione che racconta di istanze bloccate negli uffici). Ma serve fare di più anche nel settore della digitalizzazione che è trasversale e che interessa tutti i comparti. «L’indice di digitalizzazione della regione è 26,6 contro una media nazionale di 53,8, le imprese innovative sono il 47% del totale a fronte di una media nazionale di 55,7%», ha detto Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti, intervenuto da remoto al roadshow. «La regione è al settimo posto in Italia come presenza di start up (681) - ha ricordato - e al decimo posto come numero di Pmi innovative (75)». La propensione delle imprese siciliane a investire nella digitalizzazione e nell’innovazione sostenibile, però, è superiore alla media nazionale (il 59% a fronte di una media nazionale del 55% e del 51%). «Il 39% delle imprese (media nazionale del 26%) - ha concluso Scannapieco - intende espandersi sul mercato nazionale, anche per rafforzare le filiere di fornitura locali».

«La Sicilia è un hub energetico e logistico e questa è una sfida e una opportunità a 360 gradi che richiede investimenti. I fondi ci sono, si tratta di trovare il modo di mettere a terra le opportunità», ha ricordato il presidente di Cdp, Giovanni Gorno Tempini. «I settori su cui puntare l’attenzione sono quelli che riguardano la transizione energetica, la digitalizzazione, ma oltre a quello c’è il tema delle infrastrutture sociali», ha aggiunto. Crescere vuole dire anche espandersi verso mercati nuovi come quello estero. A questo pensa Simest, società del gruppo che accompagna all’export.
«Negli ultimi due anni Simest ha sostenuto oltre 400 Pmi siciliane con più di 90 milioni di euro. Risorse investite per lo più per la realizzazione di progetti innovativi di transizione digitale e green», ha detto Regina Corradini d’Arienzo, ad della società. Invita, invece, a guardare al personale della p.a. il numero uno di Confindustria Sicilia, Alessandro Albanese. «Serve una burocrazia guidata e gestita da risorse umane formate e preparate per affrontare e vincere le sfide della digitalizzazione delle transizioni. Oggi abbiamo una classe politica buona ma non adeguatamente supportata. Per questo è assolutamente necessario investire in upskilling e reskilling del personale della pubblica amministrazione”, ha ricordato intervenendo ai lavori.

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