A Napoli per fare la spesa si spende la metà rispetto a Milano. E il cappuccino meno caro? Conviene consumarlo a Roma. È quanto risulta dal viaggio tra prezzi e tariffe lungo tutta la penisola. A compierlo il Codacons che ha realizzato una indagine mettendo a confronto i prezzi di un paniere di beni e servizi in 17 province italiane.
Si scopre così che per tagliare i capelli conviene trasferirsi a Catanzaro, dove per un uomo bastano in media poco più di 14 euro contro i 26 euro di Trieste, mentre per il taglio donna si spendono appena 11,8 euro a Napoli ma ben 27,2 euro a Bari. Il cappuccino al bar meglio consumarlo a Roma (dove costa in media 1,18 euro) che a Trento (1,68 euro); per lavare e stirare un abito in tintoria i cittadini di Torino spendono meno di tutti, in media 8,43 euro. Il petto di pollo più economico è venduto a Pescara (8,82 euro al kg), le alici più «salate» a Roma (9,71 euro al kg), proibitivo il salmone a Milano (quasi 30 euro al kg). Proprio Milano, in base all’indagine condotta dal Codacons utilizzando gli ultimi dati Mise, risulta essere la città italiana dove la spesa alimentare costa di più: per un ipotetico paniere composto da ortofrutta, carne, pane e pesce si spendono in totale 116 euro, il 17,7% in più della media nazionale e addirittura il +54% rispetto alla città più economica, Napoli, che è dalla parte opposta della classifica: sotto al Vesuvio per fare gli stessi acquisti bastano 75 euro. Seguono Aosta con uno scontrino medio da 110 euro, Genova e Trieste (107 euro). In fondo alla classifica, oltre a Napoli, si piazzano Catanzaro, Palermo e Pescara, province che consentono risparmi sulla spesa alimentare. Sicuramente sul piano alimentare l’Italia appare spaccata in due, con un Sud decisamente meno costoso e un nord dove mettere un piatto a tavola costa di più.
Le città del Mezzogiorno continuano a essere le più convenienti sul fronte dei prezzi al dettaglio, ma la forbice è destinata a ridursi - spiega il Codacons - Gli ultimi dati Istat sull’inflazione vedono infatti Catania, Palermo e Messina tra le province italiane che hanno registrato un maggiore rialzo annuo dei prezzi (rispettivamente +9,9%, +9,8% e +9%) contro una media nazionale del 7,9%.
A confronto i costi di un paniere di benie servizi in 17 province
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