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Boom South working, si vive al sud ma si lavora per aziende del nord: in 150 tornano a Castelbuono

La nuova frontiera dello smart working, ed ecco un emendamento alla Camera: fondi ai comuni del sud per creare spazi di lavoro condiviso

Mario Mirabile ed Elena Militello (South Working - Lavorare dal Sud A.P.S.)

Il futuro del lavoro agile è il south working, ovvero lo smart working declinato al Sud dell'Italia. Un modello utile costruito dall’associazione nazionale South Working è quello di Castelbuono e di altri 50 comuni in Italia.

Nel centro delle Madonie, questa forma di lavoro da remoto ha consentito a circa 150 persone di tornare nella propria terra pur continuando a prestare servizio per aziende del nord o dell'estero. Un progetto, una scommessa vinta. Dei 150 che nell'ultimo anno hanno riscoperto le loro radici, circa il 95% è di Castelbuono. Si tratta dunque di un vero e proprio ritorno a casa che non ha comportato la perdita del lavoro.

A Castelbuono sono stati creati tre coworking, frutto di un protocollo di intesa pubblico privato e della sinergia tra south worker locali e Comune in partnership con l’associazione South Working. Quest'ultima è una realtà giovane, un progetto di promozione sociale che stimola e studia il fenomeno del lavoro agile da una sede diversa da quella del datore di lavoro o dell’azienda, in particolare dal Sud Italia e dalle aree marginalizzate. Grazie a questa iniziativa, negli ultimi mesi è stato dunque possibile lavorare da remoto avendo come scenario uno dei più importanti Musei naturalistici o il castello di Castelbuono.

South Working e altri progetti

C'è un altro protocollo d’intesa che l'associazione South Working ha siglato con Randstad, primo operatore mondiale nei servizi Hr. Inserendo il tag #southworking in fase di registrazione alla piattaforma Randstad.it, è possibile candidarsi per un’offerta di lavoro operando da remoto dal Sud o da piccoli centri.
Nella pagina 'SW®️ x Aziende' sul sito www.southworking.org è possibile accedere alla sezione 'South Working®️ x Randstad' nel menù dove si trovano le procedure per la ricerca degli annunci di lavoro in modalità "south working" offerti dalla rete di aziende afferenti a Randstad.

L'obiettivo è agevolare l’assunzione di lavoratori del Sud Italia presso aziende del Centro-Nord, permettendo loro di lavorare in smart working dai territori d’origine ed evitare così lo spopolamento dei borghi.

«È necessario iniziare a pensare alle nuove geografie del lavoro in chiave di sviluppo territoriale sostenibile e a come le aziende e i lavoratori possono contribuire a rendere il nostro Paese un luogo più giusto dove vivere e lavorare, a partire dai "presidi di comunità" e da tutti gli hub diffusi al Sud e nelle aree marginalizzate del territorio nazionale - commenta Mario Mirabile, vicepresidente esecutivo e fondatore di South Working -. Quindi, invitiamo tutti coloro che vorranno a seguire le procedure e a registrarsi per iniziare a lavorare in 'south working' da dove desiderano».

Coworking, l'emendamento in Parlamento

L'esempio di Castelbuono insegna che la nuova frontiera dello smart working nelle aziende private sono gli spazi di lavoro condiviso. E c'è un emendamento alla proposta di legge a testo unificato sul lavoro agile, depositato in commissione Lavoro alla Camera, che va in questa direzione. I comuni siciliani, ma anche di altre aree del sud Italia, dovranno infatti mettere a disposizione delle comunità locali e dei lavoratori agili nuovi spazi per il coworking attingendo al proprio patrimonio immobiliare e sfruttando fondi statali.
A firmare il testo è il deputato del Pd Carmelo Miceli, insieme alla collega di partito e presidente della commissione Lavoro Romina Mura, in collaborazione con Mario Mirabile ed Elena Militello (South Working - Lavorare dal Sud A.P.S.) e all'avvocato Alessandro Paone (studio legale LabLaw). «L'obiettivo - spiega Miceli - è incentivare da un lato forme di lavoro più snelle e al passo coi tempi e dall'altro favorire la coesione territoriale e la ripresa e il ripopolamento nei Comuni del mezzogiorno e delle aree interne».
L'emendamento prevede inoltre che il lavoro agile non si fondi solo su fasi e cicli ma anche sugli obiettivi da raggiungere e che nella proposta di legge venga inserita l'espressione «senza vincoli di luogo», evitando che il datore di lavoro imponga un limite alla distanza per lo svolgimento dello smart working. «Il nostro impegno a favore dei lavoratori è ancora una volta prioritario - aggiunge Miceli -. Creare spazi per lo smart working da un lato consente di combattere la fuga dalla Sicilia e il fenomeno dello spopolamento che attanaglia molti comuni delle aree interne, dall’altro è un modo per migliorare le condizioni di lavoro e quindi di vita di tantissimi siciliani».

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