Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Ex Alitalia, sindacati in allarme per i 520 lavoratori Covisian a Palermo

A distanza di sei mesi torna lo spettro del licenziamenti per i circa 520 lavoratori ex Alitalia. Ieri sera l'azienda Covisian avrebbe informato le organizzazioni sindacali e il ministero del Lavoro che, non avendo raggiunto un'intesa commerciale soddisfacente con il committente Ita, dal 30 aprile il contratto verrà meno.  Dopo non si sa cosa accadrà né per i 200 transitati ad ottobre da Almaviva a Covisian. Né per gli altri 300 che nell'arco del 2023 sarebbero dovuti a turno transitare a Covisian, secondo l'accordo raggiunto al ministero, con un passaggio graduale. “Palermo non può permettersi tutto questo. Oggi più che mai occorre fare fronte comune per dare garanzie occupazionali agli oltre 500 lavoratori che rischiano seriamente di restare fuori sia da Covisian che da Almaviva – dichiarano per Slc Cgil Palermo il segretario generale Marcello Cardella e il segretario Emiliano Cammarata - Questa ennesima emergenza si colloca in una fase molto delicata per il settore a Palermo, già da tempo in forte fibrillazione per una serie di cambi appalti che stanno determinando un nuovo e imprevedibile riassetto territoriale”.  Le segreterie nazionali hanno già richiesto un incontro urgente al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. “In attesa della convocazione del tavolo, che ci auspichiamo possa avvenire immediatamente – dice l'Slc Cgil Palermo - valuteremo con le lavoratrici ed i lavoratori le azioni di lotta da mettere in campo”. In serata Covisian ha smentito categoricamente le affermazioni attribuite a fonti Ita  secondo le quali avrebbe rotto gli accordi con Ita. Covisian chiarisce con fermezza che non ha incontrato alcuna difficoltà a «stare dietro ai piani di sviluppo promessi e a raggiungere gli obiettivi», come è stato riportato negli stessi lanci d’agenzia. Altrettanto falso è che il «business plan di Covisian non si sarebbe concretizzato come pianificato dalla società che non sarebbe riuscita a stare dietro ai piani di sviluppo promessi e a raggiungere gli obiettivi, soprattutto quello stretto con il Ministero del Lavoro della 'clausola socialè e quindi avrebbe deciso di rompere l’accordo con tutte le società che aveva indicato». Tali affermazioni, peraltro prive di un’attribuzione chiara ed ufficiale, sono da considerarsi totalmente prive di fondamento.

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