Il treno è di quelli imperdibili, perché può portare allo sviluppo economico dell’Isola, ma bisogna cogliere tutte le opportunità che offre ed è per questo, «per evitare quanto accaduto in passato con la frammentazione degli interventi, la moltiplicazione dei passaggi burocratici, la dispersione delle risorse nelle reti clientelari», e per «una corretta pianificazione, programmazione e progettazione delle iniziative», che nasce l’Osservatorio di monitoraggio del Pnrr sulle infrastrutture di mobilità della regione. Ad annunciarlo, Massimo Russo, presidente onorario di Innovazione per l’Italia, Centro studi sulla Sanità e la Pubblica amministrazione, durante un focus sulle opportunità offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per un «riposizionamento strategico della Sicilia come hub nel sistema logistico dei trasporti e degli scambi euromediterranei», tenutosi ieri a Palermo, a Villo Zito, promosso dal Centro studi in collaborazione con Kalos edizioni e il patrocinio della Fondazione Sicilia e di AiSDeT.
Obiettivo finale, sottolinea Russo, è quello di rispondere alla sfida del Pnrr con «un’azione di mobilitazione di competenze tecniche, degli stakeholder e della società civile, per dare corpo a decisioni di sistema tali da assicurare ai cittadini e alle merci la piena mobilità integrata nel territorio regionale e nella penisola». Un’azione d’insieme che si rende necessaria anche alla luce dei risultati dell’indagine demoscopica presentata durante il convegno in anteprima nazionale da Alessandra Ghisleri, secondo la quale «il 58,4% dei cittadini siciliani ha dichiarato che lo stato delle infrastrutture di mobilità è peggiorato negli ultimi cinque anni», mentre tra questa fetta di popolazione «la metà ritiene che la responsabilità del peggioramento sia da attribuirsi al governo regionale».
Scarsa, inoltre, «la fiducia riposta sulle capacità delle autorità regionali competenti ad essere pronte nel capitalizzare il cambiamento e le opportunità offerte dal Piano di resilienza». Per il 17% degli intervistati «i cittadini siciliani non sono pronti, per il 15,6% non lo sono le autorità di riferimento, mentre per il 36,3%, prima di procedere a interventi di cambiamento, è necessario “sistemare” l’esistente per garantire la normalità. In questa ottica viene vista anche la grande opera del Ponte sullo Stretto: solo il 24,4% del campione lo ritiene utile mentre il 49,2% lo ritiene utile a patto che si migliorino i collegamenti stradali e ferroviari».
Dall’indagine scaturisce inoltre un disagio diffuso dei siciliani, «con punte più evidenti tra coloro che vivono nelle province di Enna, Caltanissetta, Agrigento e Ragusa, nell’utilizzo della rete di mobilità regionale, cui si accompagna un giudizio negativo sulle scelte operate negli anni precedenti». In sostanza, sottolinea Ghisleri, gli abitanti dell’Isola chiedono «di migliorare e rendere efficiente l’esistente. La rete di mobilità non viene vista come agilmente fruibile e interconnessa, in modo anche da collegare la regione al resto d’Italia. E lo stesso Ponte sullo Stretto non sembra essere una risposta esauriente a questa domanda».
Per colmare questa esigenza di miglioramento, evidenzia Raffaele Bonsignore, presidente della Fondazione Sicilia, «il Pnrr rappresenta un’opportunità unica: non possiamo fare gli stessi errori del passato, rimanendo spettatori, ma dobbiamo riprendere e rilanciare un ruolo da protagonisti». Sulla stessa lunghezza d’onda Giovanni Lo Giudice, presidente di Kalós edizioni, per il quale «lo sviluppo della mobilità come anche il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr rappresentano la spinta necessaria al cosmo eterogeneo e diffuso di Pmi, di cui è ricca l’Isola è ricca».
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