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Ex Alitalia, a rischio 570 lavoratori di Almaviva a Palermo. La nuova compagnia: saranno tutelati

Il 15 ottobre Alitalia smetterà di volare, ma già a fine agosto 570 lavoratori assunti da Almaviva a Palermo per la gestione del call center della compagnia aerea potrebbero perdere il posto.

Ita, la società che subentrerà ad Alitalia, ha annunciato una nuova gara per organizzare l’assistenza telefonica ai clienti. Una notizia che ha gettato nel panico i lavoratori tanto che Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom hanno proclamato lo stop di tutte le attività del servizio Alitalia dal 5 al 9 agosto.

Sul caso, che ieri ha generato tante polemiche e reazioni tra cui quella del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, interviene ora anche Ita che non nasconde l'intenzione di dare discontinuità rispetto al passato, ma precisa che i lavoratori del call center saranno tutelati.

Sulle critiche al bando in una nota si legge: "Destano stupore le preoccupazioni espresse da alcune sigle sindacali e da esponenti del mondo istituzionale siciliano, dal momento che tutte le società invitate applicano lo stesso contratto collettivo nazionale di lavoro che prevede l’utilizzo della clausola sociale, essendo per Ita fondamentale salvaguardare la continuità occupazionale nel caso di passaggi di attività da un fornitore ad un altro".

Attualmente il call center di Alitalia è affidato ad Almaviva Contact con 621 addetti a tempo indeterminato, 570 dei quali impiegati nella sede di Palermo. Cgil, Cisl e Uil hanno denunciato che «la gara è totalmente improntata al massimo ribasso, non rispetta la legge sulle clausole sociali per la continuità occupazionale nei call center e nel bando non si esclude nemmeno la possibilità di delocalizzare in parte o tutta la commessa».

Su questo punto Ita risponde alle critiche che ieri pomeriggio sono partite dai sindacati fino a coinvolgere anche le istituzioni: «Non si tratta di una gara al massimo ribasso. Al contrario, il bando attribuirà il 70% del punteggio sulla base di parametri tecnici, proprio per premiare chi possiede sia la flessibilità di gestire la curva dei volumi di telefonate previste nei prossimi mesi, sia l’esperienza e la capacità di offrire un servizio cruciale, all’altezza delle aspettative della clientela, attraverso soluzioni digitali e innovative che Ita ritiene come imprescindibili e la cui attuazione non può più essere rimandata».

Rassicurazioni che per il momento stentano a tranquillizzare il mondo politico e sindacale. «Palermo non può perdere 570 posti di lavoro, lanciamo un appello a tutte le forze politiche, istituzionali locali e nazionali e all’azienda stessa per salvaguardare il futuro di queste famiglie», hanno detto oggi i segretari generali Cgil Cisl Uil Palermo, Mario Ridulfo, Leonardo La Piana e Claudio Barone. «Il declino sociale è alle porte - hanno aggiunto - e un territorio come quello palermitano non può subire questo grave contraccolpo. L’azienda riveda le sue scelte tutelando i tanti lavoratori che da anni garantiscono un servizio qualificato». Ridulfo, La Piana e Barone annunciano iniziative a sostegno della battaglia delle federazioni di categoria.

Preoccupazioni anche nel mondo politico. Il capogruppo di Italia Viva al Senato, il palermitano Davide Faraone, dice che «il criterio di assegnazione per le gare dei servizi di call center della nuova compagnia di bandiera Ita deve rispettare tutte le clausole sociali e promuovere la stabilità occupazionale del personale di Alma Viva impiegato a Palermo». E annuncia che il suo partito chiederà «al ministro del Lavoro, Orlando, e al ministro dello Sviluppo Economico, Giorgetti, di vigilare sulla correttezza del bando».

Il deputato siciliano del Partito Democratico Carmelo Miceli chiede certezze sul futuro dei lavoratori: «Nel rispetto delle persone che con professionalità e dedizione da anni offrono un servizio alla collettività, i vertici aziendali e, per la sua parte, anche il Governo, hanno il dovere di fare chiarezza e di fornire le dovute informazioni a lavoratori e sindacati su quanto sta accadendo».

«Fratelli d’Italia - dichiara invece Elvira Amara, capogruppo all’Ars del partito di Giorgia Meloni - è vicina ai lavoratori del call center di via Cordova, si augura che il governo nazionale sospenda la gara in atto ed è pronta a scendere in campo a loro tutela».

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