Spendere meno ma mantenendo invariata la qualità delle cure al paziente. Questo il tema al centro del “II° Simposio internazionale sulla qualità” organizzato da ISMETT e UPMC, in corso oggi a Palazzo dei Normanni a Palermo. L'attenzione si concentra principalmente sul metodo Lean Six Sigma, messo a punto in ambito industriale per eliminare gli sprechi e ridurre gli errori nei processi e nelle attività, ma che negli ultimi anni si sta cercando di trasferire anche in medicina. Negli Stati Uniti il metodo è conosciuto da tempo. “Al Virginia Mason Institute lo applicano da vent’anni in tutti i settori, dall’amministrazione alla chirurgia, al pronto soccorso – spiega Henry Otero, uno dei massimi esperti del settore a Palermo per insegnare come utilizzare il metodo - con risultati molto interessanti: ridurre gli elementi di distrazione per gli infermieri in modo che trascorrano il 90% del loro tempo al letto del paziente; migliorare il percorso clinico per consentire a medici, infermieri e personale di completare il lavoro sul paziente entro la fine di ogni giorno; ridurre i tempi di attesa per i pazienti nel pronto soccorso; eliminare i difetti nella profilassi del tromboembolismo venoso attraverso l'applicazione di principi di correzione degli errori. Il risultato più importante, tuttavia, è stato il costante e continuo miglioramento della soddisfazione dei pazienti”. L’eliminazione degli sprechi si riflette anche in un miglioramento degli standard di qualità delle cure offerte ai pazienti. “Sebbene non li abbiamo misurati direttamente– spiega Eric Bakow dell’University of Pittsburgh Medical Center (UPMC) – i guadagni per la salute si possono dedurre dalla riduzione delle riammissioni in ospedale o dalla prevenzione delle infezioni. Ad esempio, nel programma Prescription for Wellness nel quale medici mandano al nostro dipartimento di coaching sanitario i pazienti che vogliono perdere peso, smettere di fumare o migliorare le cure per il diabete, due progetti di applicazione del Lean Six Sigma hanno aumentato significativamente il numero dei pazienti inviati al programma, un dato che si potrebbe leggere come un importante vantaggio per la salute dei pazienti”. Anche in Italia il modello potrebbe avere delle importanti ripercussioni. “Mi avvicino al lavoro in Italia – sottolinea ancora il prof Bakow - con il presupposto che gradualmente il processo decisionale basato sui dati diventerà un fatto normale e che i nostri pazienti trarranno beneficio da questo processo. Il che, dopotutto, è il motivo per cui noi tutti siamo qui”. Dall'Oms arriva la necessità di tagliare gli sprechi. Nel mondo infatti una percentuale della spesa sanitaria compresa tra il 20% e il 40% rappresenta uno spreco causato da un utilizzo inefficiente delle risorse. E anche se in una classifica stilata da Bloomberg la Sanità italiana nel 2018 si è piazzata al quarto posto per efficienza nel mondo, c’è ampio spazio per migliorare: dai tempi di attesa troppo lunghi alle diagnosi sbagliate, dalle prescrizioni non corrette agli errori medici. L’importante però è ascoltare i pazienti: “Quando abbiamo iniziato – spiega Otero - pensavamo di sapere cosa volessero i pazienti e di cosa avessero bisogno. Ma poi abbiamo capito che avevamo torto. Ora includiamo i pazienti in ogni fase dei processi di progettazione e nel nostro modello di processo decisionale condiviso. Io credo che le vere innovazioni nell'assistenza sanitaria verranno da quelle organizzazioni che includono i pazienti come partner alla pari”. Alcuni di questi approcci per migliorare efficacia ed efficienza sono già usati da ISMETT, tanto che in occasione del simposio verrà premiato il migliore progetto Lean presentato dagli operatori dell’Istituto. I tre progetti selezionati tra i quali si sceglierà il vincitore nel corso del simposio riguardano un programma di Antifungal Stewardship sull’appropriatezza di prescrizioni, consumi e costi dei farmaci antimicotici; l’appropriatezza prescrittiva per l’esame colturale delle urine; la gestione digitale del magazzino di radiologia. Tre progetti che hanno identificato ed eliminato quelle attività che non hanno valore aggiunto, snellendo così i processi e migliorando l’efficienza. Spesso, infatti, gli errori non derivano dal fare poco, ma dal fare troppo. Lo ha messo in evidenza il progetto Choosing wisely che è giunto anche in Italia e che la Regione Siciliana ha abbracciato. Lo scopo è eliminare, con il sostegno delle società scientifiche, l’eccesso di diagnosi e cure non necessarie e non supportate da prove di efficacia che fanno male alla salute dei cittadini e hanno un impatto negativo sull’economia.