La Tari pro capite in Sicilia nel 2018 è aumentata dell’8% rispetto all’anno precedente, continuando a rappresentare un peso insostenibile e spesso ingiustificato. A Palermo la situazione è ancora peggiore, con un aumento dei costi vicino al 10%.
I dati analitici, che riguardano la tassa sui rifiuti pagata da cittadini e imprese, sono contenuti nel report dell’Osservatorio sulle tasse locali di Confcommercio. (www.osservatoriotasselocali.it) diffuso oggi.
Il dato della Sicilia è il peggiore in Italia dopo l’Umbria, a conferma della sempre crescente distanza tra il servizio offerto e i fabbisogni standard. Nello specifico, Palermo contribuisce con 122 milioni e mezzo al costo della Tari (che a livello nazionale ammonta a 9 miliardi e mezzo).
«Paghiamo di più a fronte di un servizio sempre più scadente. L’allarme lanciato il mese scorso trova adesso riscontro nei numeri ufficiali di Confcommercio. E i dati diffusi dalla Regione sulla raccolta differenziata, con Palermo al 18,9%, non si avvicinano nemmeno lontanamente a uno standard appena accettabile, considerato che per legge si dovrebbe raggiungere almeno il 65% e che la media siciliana è attestata al 39%». Lo dice Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo e membro della Giunta Nazionale di Confcommercio con delega all’ambiente.
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